Il giardino-oceano di Celia Thaxter

È un’isola oltre il giardino quella che preme dalle pagine di Celia Thaxter, giovane figlia di guardiano del faro, quindi poetessa e scrittrice di qualche successo alla fine dell’ottocento, animatrice dell’hotel di famiglia, rifugio estivo per la colonia di intellettuali e artisti del New England, nota piuttosto per i suoi scritti sulle isole Shoals di fronte alle coste di Portsmouth, nel New Hampshire e per il libro dove racconta le vicende di un anno come gli altri, qui il 1863, nel suo giardino stagionale sull’isoletta di Appledore (Il giardino sull’isola. Uno scoglio fiorito di fronte all’oceano, Pendragon, pp. 114, € 15).
Un’isola che si impone in tutti i rari momenti di pausa dalle frenetiche attività di cura di quel piccolo giardino. Se magari distratta dal viavai degli uccelli migratori e dal lavorio degli stanziali o costretta all’inazione dal passaggio della tempesta o indotta dal percorrere le pendici dello scoglio in ricognizione di bastoncini di sostegno per i suoi piselli odorosi, si sorprende a sollevare gli occhi traguardando oltre il giardino il mare, per accorgersi che “fuori dalla recinzione del giardino sembra che i fiori abbiano rotto gli argini per irrompere lungo la collina in un torrente di giallo” – e viceversa. Allora, misurata sul ritmo delle onde, si distende la diversa qualità di un tempo che come gli anni ritma ogni primo aprile il suo ritorno all’isola con il piccolo rimorchiatore a vapore, il Pinafore, il ponte “inondato di foglie e di fiori proprio come in una parata per festeggiare la primavera”, dopo un inverno passato in terraferma a preparare “piccole scatole di legno piene di terra succosa, dove disporre i semi e, per quelli che non sopportano di essere trapiantati, file di gusci d’uovo tagliati a un’estremità”.
Altrimenti, la ragion d’essere del libro si concentra nella serie di consigli giardinieri da trasmettere sulla base della sua esperienza in quel piccolo giardino (dodici metri per cinque), tutto esposto a sud (nella pianta con l’elenco dei fiori è saltata l’indicazione dell’orientamento) addossato alla veranda della casa e all’isola, digradante verso il mare. Un giardino come dice, “vecchio stile”, ritagliato nello spirito di una serie di aiuole dove si affollano “soprattutto fiori  fuori moda, quelli che amavano le nostre nonne …[cui] Sono state aggiunte un poco di piante più moderne”. Partecipando così la propria ammirazione per il divenire dei semi e l’amore per la sapienza degli arnesi, illustra il susseguirsi dei lavori nel giardino in un calendario che li vede procedere appaiati con l’apparizione e l’andirivieni degli uccelli. Preparazione del terreno, semine, rinvasi, diradamenti si svolgono sotto il loro sguardo e i loro canti in contrappunto, dalla nota pensosa del piro piro alla qualità riflessiva del passero cantore, dal coro di gioia pura dei balestrucci, al rapimento delle rondini, cui  da mare risponde la risata delle strolaghe che annuncia tempesta. E ancora, racconta delle protezioni di reti da pesca stese sulle aiuole a riparare le giovani piante dai pur amati uccelli o della lotta a oltranza contro insetti e limacce, come pure contro le erbe infestanti, o comunque, “fuori posto”, quantomeno nelle aiuole. Perché si dà poi il caso di dover spostare fuori dalla recinzione quelle primule vagabonde che lì occupano troppo spazio o radunare in gruppetti giovani violacciocche ridisseminatesi negli anfratti. Dalle aiuole o selvatici, i fiori finiscono per affollare quotidianamente i vasi della stanza della musica che si affaccia sulla veranda avvolta nelle rampicanti. In una sinfonia di colori in dialogo serrato con le cromie degli innumerevoli vasi veneziani, bicchieri da cocktail, recipienti colorati così in una delle più belle pagine del racconto come nelle raffigurazioni che ne lascia Childe Hassam, fervido esponente dell’impressionismo americano, amico della Thaxter e frequentatore estivo dell’Appledore House Hotel, le cui tavole, assieme alle miniature poste ad avvio di ogni capitolo (dove nell’edizione italiana sono però omesse, con i capilettera, le didascalie delle piante raffigurate), illustrano in stretta relazione con le pagine del volume il tripudio dei fiori del giardino nel loro amorevole corpo a corpo con le rupi dell’isola.

Celia Thaxter, Il giardino sull’isola. Uno scoglio fiorito di fronte all’oceano, Pendragon, pp. 114, € 15, recensito da Andrea Di Salvo su Alias  della Domenica, Supplemento de Il Manifesto del 29 luglio 2012