Con quella cornucopia di fiori sbalzati in rilievo sulla copertina rilegata in tela salmone, le sue 490 pagine che impressionano per la mole del formato e l’ambizione del dar conto planetario, nessun continente escluso, dello stato dell’arte della storia del giardino, questo volume si propone plasticamente come l’esito di lungo periodo e di multiformi sfaccettature di un’impegnativa operazione editoriale per un vasto pubblico internazionale.
Localizzato in italiano su licenza Phaidon da L’ippocampo, Il giardino del giardiniere– titolo che pure avrebbe potuto evocare uno specifico dei giardinieri proprietari che un suo rilievo lo ha e una sua propria fisionomia – è frutto della selezione operata da un gruppo di curatori, esperti dei vari contesti geografico culturali, nel volume relegati però in ultima pagina (eppure si vede nelle schede il cambio di mano e talvolta di prospettiva) e, risulta, coordinati dal paesaggista statunitense Madison Cox (27 x 32, pp. 490, € 49,90).
In una prospettiva che pure mira ad andare oltre il catalogo – e certo non è puramente evocativa, come spesso accade alla folta schiera di volumi patinati, da sfogliare chinati sotto il peso di un tema che spesso sfugge –, con i suoi circa 250 giardini per oltre 1.000 fotografie, in questa ricognizione di amplissimo spettro che per converso molte cose esclude, si stenta però a riconoscere un esplicito taglio interpretativo. Non aiuta la scelta di tenere insieme exempla storici e contemporanei. E in un’opera pensata a un tempo per una consultazione puntuale (o serendipicamente casuale) ma che si propone in primis secondo una lettura sequenziale lungo l’asse geografico dei continenti e delle nazioni, non è facile calibrare e mettere in prospettiva la logica delle presenze fondative più remote con quella, opportunamente privilegiata, del rilievo della contemporaneità. Anche perché, ancora nell’ambito di ogni paese esplorato, giardini storici e interventi recenti sono giustapposti secondo un’articolazione geografica, “iniziando da nord-ovest e terminando a sud-est”, e non seguendo un qualche ordinamento cronologico.
Per ogni giardino prescelto, una scheda in forma di segnalibro che corre lungo l’intero margine sinistro della pagina inquadra contesto storico e specificità, vicende e ruolo dei progettisti, evidenziandone i caratteri distintivi e introducendo alle tappe essenziali di un ideale percorso di visita: per ciascuno, una pagina o una doppia pagina di foto perlopiù di grande formato che, pur nella diversità della mano, conferiscono all’impianto complessivo del volume una felice omogeneità. Immagini ben correlate al testo da didascalie che illustrano anche le singolari presenze vegetali: attenzione niente affatto scontata in libri dedicati a illustrare giardini.
Aiutano nel susseguirsi di evoluzioni e stratigrafie di interventi le correlazioni di provenienze e debiti suggerite nei frequenti rinvii tra schede, sia a livello diacronico, che alle diverse latitudini, e tanto più quanto più ci si approssima alla più stretta contemporaneità.
Perché, se pure alcuni esempi ripropongono in pillole pagine snodo dell’evoluzione della storia dell’arte del giardino, dalla “battaglia degli stili” al collezionismo, dalle sperimentazioni naturalistiche agli innesti di linguaggi, l’interesse del volume è nell’ampiezza dello spettro geografico assunto nella selezione. Che pur con tutti i bilanciamenti e gli sbilanciamenti (scarseggia l’attenzione per l’aspetto ecologico e ambientale come per alcune più recenti esperienze progettuali interdisciplinari, per gli interventi pubblici di risarcimento e riqualificazione, o per certe aree geografiche in un’inevitabile prevalenza di esperienze anglosassoni e statunitensi) variamente testimonia ancora qui su grande scala come il giardino, che è sempre molte cose assieme e ovviamente mai la stessa in tempi diversi nello stesso contesto, a maggior ragione diversamente si declina in diverse temperie, climi e latitudini culturali. Oltreché in un sempre più diffuso meticciato cross-culturale.
Il giardino del giardiniere, ed, Madison Cox Phaidon, coedizione Phaidon-L’ippocampo, 27 x 32, pp. 490, € 49,90, recensito da Andrea Di Salvo su Alias della Domenica V, 42, Supplemento de Il Manifesto del 25 ottobre 2015