C’è – o almeno dovrebbe esserci – un’evidente strettissima relazione tra il consapevole dispiegarsi degli attuali metodi e delle pratiche di cura, manutenzione e restauro dei giardini storici e una preliminare, articolata, specialistica conoscenza dei saperi e delle tecniche artigianali che nelle diverse epoche presiedevano alla ideazione e costruzione dei giardini. Un’evidenza che viene ripercorsa nel puntuale volume collettaneo curato da Michael Rohde e dedicato a La cura dei giardini storici, ora in edizione italiana a cura di Massimo De Vico Fallani per la meritoria collana Giardini e paesaggio di Olschki, pp. 589, € 58. In un va e vieni serrato tra teoria e prassi, come recita il sottotitolo, lo studio segue dapprima e illustra specificità, aspetti funzionali e diversificazioni dei quattro elementi compositivi: piante legnose, fiori, viali e opere idrauliche, costitutivi per l’analisi dei giardini storici; con una accorta scomposizione e ricomposizione della lettura delle fonti coeve relative alla teoria dell’utilizzo, della progettazione e della cura di tali elementi, dal rinascimento fino all’inizio del XX secolo – fonti prevalentemente di ambito linguistico tedesco, della trattatistica e poi della manualistica, meno considerate quelle iconografiche. Con un’attenzione che va oltre l’attitudine filologica, si indaga la ricchezza e la complessità di un lessico giardiniero tedesco che pure a fatica tien dietro alla molteplice varietà di soluzioni, spesso compresenti, ibridate in processi evolutivi e andirivieni di mode e tendenze. Si attinge alle indicazioni pratiche della versione tedesca della Teoria e pratica del giardinaggio di Dezallier d’Argenville che media la lezione del giardino barocco francese, nonché alle opere che variamente declinano il giardino paesaggistico, da Hirschfeld, a Sckell fino a Peter Joseph Lenné e al principe Hermann von Pückler-Muskau, passando per gli echi applicativi delle suggestioni derivate dalle teorie del colore di Goethe o di Chevreul, fino al primo scritto dedicato alla “manutenzione dei parchi” da Eduard Petzold nel 1856 e al diffondersi anche nell’area linguistica tedesca delle riviste di settore. Per ciascuno dei quattro elementi costitutivi (che ritmano l’andamento dei capitoli del volume) si identificano le forme specifiche assunte nell’arco considerato della storia del giardino tedesco e se ne analizzano le occorrenze. Dai giardini d’alberi del tardo rinascimento, ai pergolati e ai labirinti, ai barocchi alberetti sagomati, alle allées, agli alberi isolati e a gruppi nelle formazioni boschive del giardino paesistico; dalle aiuole fiorite formali, dune e corbe fiorite, clumps di fiori, alle bordure e ai prati fioriti; dai viali di accesso a quelli circondario da dove nei giardini paesaggistici ammirare gruppi arborei con la funzione di “articolare tra loro singole scene e quadri” o, poi, alberi isolati a fusto singolo o multiplo, spesso dalla forma bizzarra isolati e conservati per evocare scenari pittoreschi. In interazione stretta con quanto fin qui, nella seconda parte del volume si analizzano le pratiche conservative e ricostruttive oggi attuali sulla base delle esperienze condotte nell’ultimo decennio in trenta tra i più noti parchi e giardini storici tedeschi. Tornando così a incrociare in atto quegli elementi costitutivi incontrati su testi e indicazioni progettuali originarie, dalle arcate di tiglio a Schwetzingen, ai pergolati di gelso a Würzburg, al parterre della fontana grande nel parco Sanssouci a Potsdam, ai viali e alle cascate del parco di Muskau.
Michael Rohde ed , La cura dei giardini storici, edizione italiana a cura di Massimo De Vico Fallani, Olschki, pp. 589, € 58, Giardini e paesaggio, recensito da Andrea Di Salvo su Alias della Domenica, Supplemento de Il Manifesto del 28 novembre 2012