Sono prima di tutto gli elementi fondativi di un canone i caratteri originali del giardino rinascimentale indagati da Georgina Masson nel suo Giardini d’Italia, ricercandone prototipi e ispirazione nella classicità romana e seguendone poi la propagazione, anche “per il tramite” del giardino francese, fino all’affermarsi dello stile paesistico inglese nel Settecento. Apparso cinquant’anni fa, da tempo esaurito e ora meritoriamente riedito da Officina Libraria (pp. 360, € 59,00), il volume costituisce un raro esempio di felice e articolata sintesi, frutto della cultura di una “dilettante” autodidatta capace di maneggiare un ampio ventaglio di fonti. Non una piatta ricognizione di luoghi – e già merita l’estensione insolita del raggio d’analisi e la frequentazione diretta di giardini spesso all’epoca poco noti e accessibili; macchina fotografica al seguito cui si deve la ricca documentazione originale in bianco e nero. Ma itinerario interpretativo, pur da collocarsi nel contesto della storiografia del giardino italiano, come efficacemente fa nell’introduzione alla nuova edizione Margherita Azzi Vicentini sottolineandone intuizioni e spunti critici e approccio interdisciplinare fortemente anticipatore. A partire dalla mutata consapevolezza umanistica che, di là dalla reverenza antiquaria, studia e misura le rovine del mondo antico traendone ispirazione attuale, la traduzione degli ideali rinascimentali di simmetria e proporzione si fissa in un nuovo modo di intendere compositivamente il giardino. Sistemazione unitaria di spazi che, dismessi gli ambienti-giardino con panorama, assume la prospettiva assiale a strutturare tridimensionalmente i livelli del terreno “con l’impiego su larga scala di elementi architettonici”. È il tema bramantesco del Cortile del Belvedere, da cui si diparte, in tutti i sensi, una cartografia concettuale a trama fitta, di rinvii, anticipazioni, prestiti, intuizioni condivise nello spirito dei tempi, influenze che ritornano passando per tramiti diversi, ritardi e sacche di conservatorismo. A condurci in quest’ipertesto di relazioni è nel volume della Masson ancora un’articolazione spaziale nella penisola. Ma la nuova edizione non ripropone le carte di distribuzione dei giardini illustrati sul territorio, poste in testa ad ogni capitolo nell’edizione del ’61. È presente invece un repertorio di piante e sezioni, lì assente, e che l’autrice avrebbe voluto, oltre a nuove tavole a colori. Essenziale per la lettura, l’apparato di oltre 200 foto scattate dalla Masson. Stampate in rotocalco nella prima edizione e purtroppo spesso rifilate sui lati nel nuovo formato che varia seppur di poco quello dell’originale sacrificando informazioni talvolta significative. Mentre a dirne l’importanza, oltre l’uso cerniera delle didascalie, è, per tutte, l’indicazione dell’autrice che, illustrando la foto della fontana di Ercole del giardino mediceo di Castello, la dice – a parziale, immaginativo risarcimento della perdita del bosco circolare che le forniva una naturale cornice di verde – “fotografata in modo da rievocare l’aspetto originario, contro lo sfondo d’alberi visibile nel dipinto di Utens”.
Georgina Masson, Giardini d’Italia, Officina Libraria, pp. 360, € 59,00, 90 tavv. a colori, 211 ill. b/n; introduzione di Margherita Azzi Vicentini recensito da Andrea Di Salvo su Alias – Supplemento de Il Manifesto 2 aprile 2011