La più recente e avveduta riflessione critica su forme e sviluppi che la “civiltà delle ville venete” assunse tra fine 400 e 700 dilata ora il proprio sguardo fino a includere la trama delle relazioni che le emergenze architettoniche di primo piano intrecciarono con quegli elementi del territorio generalmente considerati minori, le componenti viarie, idrauliche, i segni delle connotazioni naturali, le tessiture dei campi agricoli…
Assieme alla varietà di modi in cui questi complessi di villa hanno interagito con la forma dei luoghi di terraferma, adattandosi ad essi, ma anche, a loro volta, profondamente condizionandone le trasformazioni, emerge allora, complessivamente, il loro ruolo strutturante. Che su scala più ampia, territoriale, risulta esito di sintesi di una progettualità – senz’altro anche pianificata dalla Serenissima – ma poi, in una sorta di reciproca “osmosi” con i luoghi, espressione e interprete di una civiltà corale, nei suoi molteplici intrecci, produttivi, culturali, ideologici. Da assumere quindi come un sistema di Paesaggi di villa, come recita il titolo dell’importante volume curato per l’Istituto regionale per le ville venete-Marsilio editore da Giuseppe Rallo, Mariapia Cunico, Margherita Azzi Visentini. Con per sottotitolo Architettura e giardini nel Veneto, un vasto corredo iconografico, specialmente ricco della documentazione cartografica coeva e delle davvero perspicaci fotografie aeree di Stefano Maruzzo, nonché con un’attenzione che, superata ormai una concezione estetica del paesaggio che ritaglia e privilegia eccellenze, intende propositivamente coniugare conservazione e nuovo progetto, tema cui sono dedicati gli interventi conclusivi del volume (€ 70,00, pp. 304).
E proprio assumendo il contesto come elemento integrante del sistema delle ville, vengono qui ripercorse le tappe del processo di riconversione che la Repubblica veneziana avvia per riequilibrare il ridotto peso dei suoi commerci, investendo, dopo la sconfitta di Agnadello, sulle attività di terraferma, con interventi pubblici, bonifiche, canalizzazioni di collegamento. Interventi che vanno a ridisegnare il paesaggio e che avranno il loro perno nei complessi di villa, già di per sé sorta di sistemi territoriali – secondo il modello che unisce in un unico e articolato organismo residenza padronale ed edifici funzionali alla conduzione dell’azienda agricola.
In un processo di più lungo periodo che vede il dispiegarsi di nuove forme insediative e produttive in relazione stretta al variare degli assetti proprietari post-signorili, si innesta perciò una più ampia strategia politica di riconquista dei territori che, se sul fronte propagandistico si accompagna all’idea della renovatio dell’immagine di Venezia, città-repubblica ideale, sostenuta dalla storiografia pubblica, sul piano del riassetto del territorio trova strumenti efficaci di pianificazione e controllo nelle magistrature dedicate e nell’ingente produzione cartografica. E nella rinascita – via umanesimo – dell’antica ideologia della vita in villa, trova l’occasione per una rivalutazione della “santa agricoltura”, da Domenico Morosini a Alvise Cornaro, con annesse tracce di attenzione per il giardino e il paesaggio fin nei trattati di Palladio e Scamozzi e quindi nell’anticiparsi di una sensibilità per la pittura di paesaggio.
Sulla base della metodologia prospettata si individuano nel volume ambiti e circostanze, specificità e tipologie; ricorsività e costanti dei nuovi paesaggi generati nella varietà dei dialoghi che intercorrono tra contesti storici e economici, morfologie e interventi e il dislocarsi degli episodi e dei sistemi di villa, in paesaggi difensivi, sistemi di fiume o di lago, siti collinari, complessi suburbani, …
Al contempo, il racconto dei grandi e meno grandi episodi della civiltà delle ville, il loro addensarsi e rarefarsi viene sempre riproposto incastonandoli nelle trame delle ragioni che li collegano e li fanno paesaggio.
Nel vicendevole intrecciarsi di criteri funzionali e valenze estetiche ritrovano così rilievo di raccordo anche gli elementi compostivi del lessico stilistico dell’intorno di quelle ville, dove il frontone con timpano triangolare serve spesso a accentuarne lo slancio verticale nella pianeggiante campagna veneta: dal lungo, rettilineo viale alberato, lo stradon di accesso (spesso con funzione anche di asse mediano delle proprietà), che addita il fronte della casa padronale o in lontananza lo sfondo dei monti; alla tessitura dei sistemi idraulici, peschiere, canali, approdi scenograficamente congegnati; ai giardini di aiuole con fiori e agrumi, statue e iscrizioni, che, pur scompartiti e cintati – tra portali, cancelli, nicchie che aprono viste verso la tessitura di campi, argini, stradine – risultano spesso momento di connessione – via brolo – tra geometrie del costruito e paesaggio coltivato. Inserendosi nella trama di segni del territorio agricolo, al giardino, locus amoenus, si chiede di mediare la mancanza di un paesaggio di “belle vedute”.
Paesaggi di villa. Architettura e giardini nel Veneto, a cura di Giuseppe Rallo, Mariapia Cunico, Margherita Azzi Visentini, fotografie di Stefano Maruzzo, Istituto regionale per le ville venete-Marsilio editore, € 70,00, pp. 304, recensito da Andrea Di Salvo su Alias della Domenica VI, 35, Supplemento de Il Manifesto del 25 settembre 2016