Le “familiarità” di Von Humboldt

La dismisura del personaggio è tutta nel resoconto del profluvio di materiali sbarcati nell’agosto 1805 al ritorno dal suo viaggio di esplorazione e osservazione scientifica durato oltre cinque anni. In una sorta di ingresso trionfale, il trentacinquenne Alexander von Humboldt riportava dal Sud America bauli zeppi di taccuini, schizzi, annotazioni geologiche, zoologiche, meteorologiche, nonché 60.000 esemplari di piante, di 6.000 specie diverse e di cui almeno 2.000 sconosciute in Europa. wulf_copertina_Vìride_Andrea_di_Salvo
Ora, pure nell’ansia di presto ripartire, si trattava di riordinare le idee. Elevando a metodo quella meticolosa tendenza alla misurazione comparativa che sempre, a ogni passo delle sue esplorazioni, lo portava a risalire dal dettaglio al contesto. Ricercando connessioni tra gli elementi, “familiarità”, piuttosto che non singoli dati, campioni, o pur tassonomie. Nell’intuizione di un universo come sistema dinamico, “insieme vivente”, in una catena di interrelazioni dove tutto si tiene, a precisare una nuova, per allora del tutto inedita, anche se oggi per noi patente, interpretazione della natura. Da catturarsi e comprendere con il “pennello largo” che combina (via Blumenbach e Schelling) pensiero razionale e emozione, immaginazione.

In una fase di crescente specializzazione, Humboldt si muove a cavallo delle discipline, indagando il funzionamento dei vulcani, le piogge meteoritiche, stilando mappe dettagliate, modelli climatici, scoprendo l’equatore magnetico, individuando le zone vegetazionali, definendo le isoterme, il concetto di specie chiave di volta, ma anche osservando il paesaggio, le abilità, le culture indigene, includendo nel raggio delle sue ricerche arte, storia, poesia e politica e cogliendo tra i primi le rischiose implicazioni tra deforestazione, monocoltura, colonialismo, questioni sociali e economiche, fino alle ripercussioni globali sul clima.
Con L’invenzione della natura. Le avventure di Alexander von Humboldt, eroe perduto della scienza,(traduzione di Lapo Berti, Luiss University Press, pp.518, € 22), Andrea Wulf ricostruisce ora la vicenda biografica e intellettuale di questa eclettica figura di snodo. Con un ampio lavoro documentario e un’efficacia di penna nel restituire contesti storici e culturali (e interi capitoli conclusivi a seguire la pervasiva disseminazione delle sue idee).
Il suo irrefrenabile fervore di ricerca, la prodigiosa memoria, la facilità di parola e la capacità di intessere relazioni come testimoniano interi volumi di corrispondenze scientifiche (con studiosi che spesso aiutava) nonché la sua fama, che … offuscava quella di Napoleone. Ma anche l’incredibile mole di lavoro sprigionato per la diffusione delle idee; della sua prospettiva unificante. La novità del suo linguaggio e la scrittura assieme puntuale e immaginifica, l’uso del disegno come strumento di sintesi e presentazione di dati, le pubbliche letture gratuite. E, spesso bestseller con traduzioni non autorizzate, la serie delle sue opere che pensava e spesso scriveva contemporaneamente. Libri di viaggio, grandi volumi illustrati, libri specialistici o che renderessero accessibile a un vasto pubblico e a buon mercato la sua nuova visione della natura.

Dalla Flora sotterranea ai volumi in folio del Saggio sulla geografia delle piante, dedicato all’amico Goethe, illustrato dalla grande tavola pieghevole, 60×90 cm, colorata a mano, la cosiddetta Naturgemälde. Da i Quadri della natura, che combinavano informazione scientifica e descrizione di paesaggi, alle monumentali Vues des Cordillères, in-folio grande con sessantanove incisioni, ventitré delle quali a colori. E, esito della spedizione in Russia, i Fragments de géologie et de climatologie asiatiques. Fino al culminante successo di Kosmos, presto tradotto in dieci lingue, dove all’indagine del mondo esterno, dalle stelle ai vulcani, alle piante, agli umani, si affiancava poi quella sulle impressioni che questo “produce sui sensi”, una storia delle “descrizioni poetiche della natura” per come interiormente si riverberano nella storia del pensiero, nella letteratura, nell’arte.

Andrea Wulf, L’invenzione della natura. Le avventure di Alexander von Humboldt, eroe perduto della scienza, traduzione di Lapo Berti, Luiss University Press, pp. 518, € 22, recensito da Andrea Di Salvo su Alias della Domenica VII, 37, Supplemento de Il Manifesto del 24 settembre 2017