Non sembri riduttivo, ma è pur sempre possibile guardare alla cacciata dal paradiso terrestre narrata nella Genesi, anche come a una delle più grandi storie di dispersione di semi di tutti i tempi. Certo, in questo caso si tratta del punto di vista del biologo della conservazione Thor Hanson. A raccontare una coevoluzione che vede i semi, tra i principali attori della vita sulla terra emersa, modellarci come specie dopo aver trasformato il pianeta. È al tempo stesso metafora della fuoriuscita oltre i limiti, di un giardino paradisiaco, fin lì sempre uguale a se stesso, tanto degli umani resi responsabili e attivi dall’aspirazione all’altrimenti, che dei semi della mela – o della, botanicamente più verosimile, melagrana – che di quella tentazione fu innesco.
Nel suo Semi. Viaggio all’origine del mondo vegetale, il Saggiatore, pp. 367, € 22.00,Hanson esplorail tema in un incalzante interrogarsi fin per paradossi, illustrandoci come, assieme alla fotosintesi, alla base dei sistemi naturali siano i semi. Il loro onnipresente, fondativo esser parte nella nostra vita, quella del quotidiano nutrirci, vestirci, curarci, e insieme rilevando la loro capacità di contenere in nuce il tempo a venire, sintetizzando con le loro strategie di quiescenza, dissuasione rispetto ai potenziali “predatori”, seduzione coevolutiva di alleati trasportatori, e, al momento opportuno, nuova germinazione, il diffondersi, oltreché nello spazio, nel tempo. Incubando sapori, trame, principi attivi, ma anche aspettative e nuova vita, con le relative risonanze simboliche, religiose, immaginative.
Di là dalle definizioni per puristi, e intendendo invece i semi in senso lato, dalla pigna, al chicco di grano, al seme di zucca, l’autore traversa l’incredibile varietà delle loro forme di adattamento, alla ricerca piuttosto delle caratteristiche che li accomunano. Dall’invenzione di approntare energie immagazzinate come amido o grassi per consentire l’avvio della nuova vita, fornendo en passant il nutrimento di base delle civiltà fattesi perciò stanziali, perché sfamate dalle grandi famiglie di cereali, semi annuali a partenza rapida. Alla molteplicità di modelli di trasmigrazione di semi che viaggiano affidandosi al vento per il tramite di ali, lanugini, congegni piumati, o fluttuando sulle onde, o ancora variamente ingolosendo insetti, uccelli, mammiferi, non ultimo l’uomo, per indurli al trasporto della progenie lontano dalle piante madri in una mutua relazione coevolutiva. Con miriadi di implicazioni economico commerciali, dinamiche politiche, fascinazioni simboliche. Storie di rivolte e sollevazioni orchestrate attorno ai cereali; esplorazioni geografiche e conflitti di potere per accaparrarsi le spezie o i rimedi estratti dai semi per l’industria farmaceutica, interi sistemi di messa a profitto fondati sulla meccanizzazione della lavorazione del cotone o le implicazioni sociali della diffusione di bevande come quella estratta dai semi del caffè…
Mentre dalla lezione dei semi giungono le suggestioni e le soluzioni della biomimetica, sullo sfondo incombono, pur soltanto accennati, i deleteri risvolti di un’agricoltura intensiva che, a discapito della ricchezza di variabili e adattamenti, della pluralità di forme del nostro paesaggio, della sovranità alimentare, sempre più prevede di applicare brevetti di “proprietà intellettuale” anche ai semi. Sempre meno mettendoli “al sicuro nei campi”.
Thor Hanson, Semi. Viaggio all’origine del mondo vegetale, il Saggiatore, pp. 367, € 22.00, recensito da Andrea Di Salvo su Alias della Domenica VIII, 6, Supplemento de Il Manifesto dell’11 febbraio 2017