Eleggere un solo metro quadrato di foresta come perimetro di uno spazio essenziale, consesso privilegiato da frequentare assiduamente, luogo da tornare a visitare più volte a settimana per un anno intero, per registrare minuziosamente quanto vi accade con il trascorrere dei mesi, non è qui soltanto un accorto escamotage narrativo se diventa tramite, dispositivo d’accesso per cogliere l’insieme e la complessità delle trame della vita dei boschi. Leggi tutto “La foresta in un mandala”
Anno: 2014
Mancuso e i pazzi di botanica
Sorta di brevi apologhi del valore d’innesco che l’amore per le piante assume nella vita di alcuni, questi dodici disparati ritratti colgono la vicenda dei loro protagonisti inquadrandola sotto il taglio di luce di una predilezione condivisa. Una passione botanica che, di là dalle epoche e dai contesti, contagia e accomuna in ordine sparso ingegni di prima grandezza diversi e distanti come Rousseau, Goethe, Leonardo, Malpighi, Mendel, Darwin ovviamente, ma anche figure come George Washintgon Carver, nato schiavo e primo nero americano a laurearsi in agraria negli Stati Uniti del 1894, infaticabile studioso e poi divulgatore di innovativi metodi colturali e inediti utilizzi alimentari, o Nikolaj Vavilov, tra i padri della genetica vegetale, alla ricerca del super-grano per un’Unione Sovietica che scivola nella fame tra Lenin e Stalin. Leggi tutto “Mancuso e i pazzi di botanica”
Fratus ci conduce tra gli alberi
Seminascosta tra aletta e risguardo di copertina, una mappa piegata in quattro ci aiuta a orientarci tra le pagine del nuovo testo di Tiziano Fratus, di mestiere “alberografo”. È un disegno della penisola con schizzata su, con un tratto amichevole, da sussidiario, la dislocazione dei suoi principali grandi alberi. Perché L’Italia è un bosco – come recita in iperbole il titolo del volume (sottotitolo, Storie di grandi alberi con radici e qualche fronda, Laterza, pp. 193, € 16.00). Figurando con quest’immagine l’auspicio di una diffusa presa di consapevolezza del valore monumentale dei suoi patriarchi vegetali.
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Il segno sinergico di Emilia Hazelip
Per Nutrire il pianeta, come con enfasi recita il titolo della prossima, di qui a poco, Esposizione universale a Milano – titolo come un logo mutante spalmato fin d’ora su mille le più disparate iniziative –, per Nutrire il pianeta, si diceva, occorre conoscerlo e rispettarlo. Nel molteplice affollamento dei suoi abitanti e nella complessa dialettica delle relazioni che lo avvolgono e lo costituiscono; alla scala più diversa, fin dai microrganismi dei primi, pochi centimetri del suo suolo; quello che calpestiamo e che, appunto, ci nutre. Ma ancora, occorre poi considerare che questo “suo” terreno ha una vita propria, una autosufficienza, una autofertilità con cui continuamente interferiamo. In tanti modi ma, paradossalmente, prima di tutto proprio con l’attività principe che ci consente di nutrirci: l’agricoltura. O almeno, con una predominante forma di agricoltura convenzionale: quella “intesa a produrre reddito più che cibo” e che, per interessi di mercato, ma anche talvolta per inerzia di pratiche e comportamenti mai rimessi in questione, procede pervicacemente nel senso dello sfruttamento delle risorse naturali, incurante dei segnali di impoverimento dei suoli. Leggi tutto “Il segno sinergico di Emilia Hazelip”
Franco Maria Ricci nel Labirinto
Sommatoria ricombinante volta a volta di cunicoli, cortili, anticamere, gallerie, stanze, corridoi, … i labirinti, edifici reali o immaginari, e perciò anche intrico di grafici, lettere, citazioni, miniature, visceri, foreste, deserti, teorie di stanze di verzura, … variamente immedesimano nelle diverse epoche e culture la pressione e il travaglio dello stare al mondo percorrendo le volute e gli snodi, le esitazioni e i dilemmi, il turbamento e la sfida di ogni bivio della nostra esistenza. Catalizzatori e riflesso, quando non fonte e amplificatori, del timore del perdersi, dell’ingaggio dell’orientarsi a una meta che ci sfugge, intercalano e pure compenetrano, oscillando nei diversi contesti, l’aspirazione ad un’universale cosmogonia e l’utopica riscrittura in simultanea di un’autobiografia per ciascuno.
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Gilles Clément e compagni. Il sogno nella Vallée
Con l’andamento e le movenze di un’irrequieta, interminata ricerca – esistenziale e intellettuale a un tempo, una vera e propria quête, dall’erranza al superamento di ostacoli, consuetudini, regole, leggi –, si dispiega il racconto della vicenda della costruzione con le proprie mani della sua “casa da giardiniere” da parte di Gilles Clément, paesaggista, filosofo, teorico di un’ecologia del giardino e del paesaggio che sceglie la natura come guida (Gilles Clément, Ho costruito una casa da giardiniere, Quodlibet, pp. 156, € 16).
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Neo Accademia vegetale
• Rose sì, ma selvatiche, come recita l’intestazione della nuova collana di Ponte alle Grazie dedicata, con vocazione omnibus, alla natura. Dove alle Lezioni di giardinaggio planetario di Lorenza Zambon (pp. 110, € 10.00) che ripropone sulla carta il travolgente ritmo affabulatorio dei suoi spettacoli teatrali, invito sferzante a farci giardinieri del pianeta, si affiancano le suggestioni del progetto paradosso, del pensiero selvatico, sovversivo di ogni monocoltura, di Angelo Naj Oleari, Armonia selvatica. Semi coraggiosi (pp. 120, € 12.00), nonché ora l’incedere variamente filosofico di Andrée Bella, Socrate in giardino. Passeggiate filosofiche tra gli alberi, pp. 208, € 14.00.
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Orti e giardini. Critica attiva
Quante differenti specie di bellezza è dato rintracciare nelle nostre città che pur seguitano a dilatarsi in un bulimico processo di speculazione e privatizzazione che ingloba spazi e diritti? E quante e quali specie di spazi, “spazi comuni del quotidiano” resistono nella città multiculturale e multietnica o si disvelano come filigrana di elementi talvolta residuali, vuoti, distratti, abbandonati? Spazi da reinventare seguendo le aspirazioni e le proiezioni di diversi immaginari, dei quali riconsiderare le potenzialità estetiche e sociali sulla base di molteplici visuali e soggettività, spazi dei quali riappropriarsi in azione critiche collettive? Sono molte, piccole e meno piccole, le bellezze urbane che Anna Lambertini ci invita a considerare e interpellare nel suo Urban beauty! (Editrice Compositori, pp. 255, € 24). Leggi tutto “Orti e giardini. Critica attiva”
Chelsea Flower Show. Una passeggiata tra giardini capovolti
Anche quest’ultima edizione del Chelsea Flower Show, la più importante esposizione di piante e giardini organizzata ogni anno a Londra dalla Royal Horticultural Society, si è appena conclusa come d’abitudine con tutti i biglietti d’ingresso andati esauriti da tempo malgrado il ragguardevole costo medio, intorno alle 50 sterline. Un vero e proprio rito di passaggio che, ripetendosi ogni fine maggio nei giardini del Royal Hospital, nell’esclusivo quartiere di Chelsea, celebra per gli oltre 165.000 visitatori, e per il mondo del giardino collegato in diretta, l’ingresso nella primavera, …inglese . Una primavera che si misura nelle fioriture dei protagonisti che cambiano il loro posto in proscenio avvicendandosi nei giardini show anche a seconda che la stagione si sia o meno avvantaggiata (se gli agli ornamentali son già avanti, campo aperto ad astranzia, papaveri e via con gli iris). Un rito che ormai da oltre un secolo registra stato e tendenze dell’arte del giardino. O almeno di un certo modo di intenderlo. Leggi tutto “Chelsea Flower Show. Una passeggiata tra giardini capovolti”
Burle Marx, tropico modernista
Puntata ulteriore di un progressivo scandaglio della multiforme personalità intellettuale e della feconda vicenda artistica di uno dei maggiori innovatori del paesaggismo del 900, il brasiliano Burle Marx, il volume a cura di Barbara Boifava e Matteo D’Ambros, Roberto Burle Marx. Verso un moderno paesaggio tropicale, si impernia, fin dal sottotitolo, sul rivoluzionario assunto che pone al centro del suo progetto di paesaggio la dimensione estetica della natura (edizioni IUAV, Il Poligrafo, pp. 256, € 23.00, con un saggio iconografico di Leonardo Finotti). Ebreo, figlio di immigrati europei, poliglotta, pittore di formazione ma animato da una curiosità che va oltre le discipline, Burle Marx partecipa del fermento di un Brasile postcoloniale che cerca una propria identità anche attraverso il Modernismo di là dai modelli europei, recuperando, tra mille contrasti, tradizioni compresenti, metabolizzando le suggestioni che provengono dalle avanguardie artistiche d’oltreoceano. Leggi tutto “Burle Marx, tropico modernista”