È il tempo lento, meditato, quello dell’integrarsi felice della natura con l’idea di un posto, col progetto che ardisce plasmarlo, che fa del pur “recente” Giardino del Negombo a Ischia, contemporaneamente, una sorprendente restituzione di paesaggi costruiti dal lavoro dell’uomo, con essenze mediterranee recuperate dove con estro si innestano ora esotiche rarità botaniche; un parco idrotermale famoso per le molteplici esperienze sensoriali delle sue piscine; uno scenario per opere di artisti contemporanei, da Arnaldo Pomodoro a Laura Panno; un bosco con radure come nei sogni d’infanzia dell’artefice che del giardino maggiormente ha segnato l’impronta attuale, il paesaggista Ermanno Casasco.
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Anno: 2015
Il giardiniere che parla latino
Eccezion fatta per chi davvero la pratica per professione, la nobile attività del giardiniere – all’incrocio di così diverse e molteplici competenze settoriali eppure al contempo sintesi di intuito e sensibilità affinate nell’esperienza – è per tutti gli altri piuttosto una disposizione d’animo in atto, trasversale alle più diverse latitudini, età anagrafiche, appartenenze di genere, alle esperienze culturali e esistenziali di chi tale disposizione indossa e ospita come una seconda natura.
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Virginia e Monk’s House
Oltre il giardino della memoria delle estati d’infanzia trascorse a Saint Ives in Cornovaglia, ce n’è uno, compagno di vita, che dal 1919 si evolve e scandisce in parallelo pressoché tutte le tappe della vicenda umana e della biografia letteraria di Virginia Woolf. È il giardino di Monk’s House, a Rodmell, nel Sussex, acquistata all’asta con il marito Leonard come rifugio per i fine settimana della coppia in fuga dagli impegni londinesi di Bloomsbury, rifugio e prolungamento delle molte attività e impegni, delle scritture giornalistiche e letterarie, dell’impresa editoriale della Hogarth Press… Leggi tutto “Virginia e Monk’s House”
Oltre le cancellature. Risarcimenti del paesaggio
Enormi discariche di prodotti tossici e miniere a cielo aperto esaurite, interi siti minerari, acciaierie, aeroporti e reti ferroviarie abbandonate, stazioni di smistamento, fonderie, stabilimenti di produzione di gas in rovina, infrastrutture dismesse o incompiute, gallerie, siti industriali ma anche aree agricole sfinite, ex cave, saline, carceri, complessi portuali in disuso … Sono, sulla pelle del pianeta, le tracce di priorità e obiettivi viepiù sconfessati di un modello di sviluppo superato – o quantomeno ripensato, alla luce di nuove consapevolezze ecologiche e di convenienze, spesso soprattutto economiche, magari traslato altrove, sull’altra faccia del globo rispetto a quella presentabile del consesso dei paesi avanzati. Sono altresì, quantomeno negli esempi proposti in questo Atlante dei paesaggi riciclati a cura di Michela De Poli e Guido Incerti, Skira, pp. 267, € 33, occasioni còlte di riscrittura oltre le cancellature, testimonianze di una possibilità di ripensamento e reinvenzione del senso di luoghi costretti in una logica unilaterale di utilizzo o sfruttamento. Leggi tutto “Oltre le cancellature. Risarcimenti del paesaggio”
Suggestioni giardiniere romane
Spesso, a riscuoterci dall’automatismo del nostro nevrotico percorrere la città e a farci attenti a quanto di invisibile o non visto occhieggia oltre cancelli, balaustre, chiostri, terrazze, in un ristare a sera di effluvi o sbuffi di verzura, è soltanto l’attraversamento di un incongruo, insistito sentore di arancio amaro, di un’aura di fragranze di gelsomino in fuga dal vicino ridotto di un giardino murato, protetto alla vista, oppure il rilucere da uno spigolo di palazzo dello srotolarsi su al cielo, a cercar luce, dei grappoli del glicine fiorito d’un tratto sui suoi legni contorti, fattisi architetture, parte ormai indistinta di cancellate e facciate.
Oudolf, stile “nuove perenni”
Non sarà certo un caso se nel suo incedere creativo, il settantenne olandese Piet Oudolf, uno dei maggiori artefici di giardini in attività, incrocia ora da presso il mondo dell’arte con un doppio coinvolgimento nella neo avviata galleria d’arte contemporanea Hauser & Wirth, a Bruton, nel Somerset, in un’antica fattoria ristrutturata a 180 km da Londra. Qui, in un contesto eccentrico, mentre si è da poco conclusa la mostra Open Field – che, srotolando sulle pareti i suoi disegni preparatori, testimonia il dispiegarsi negli anni della sua visione artistica e del lavoro compositivo, di orchestrazione e controllo di livelli, tonalità, velature che prelude all’impianto di alcune delle sue opere più importanti e significative –, oltre le finestre della galleria, prende forma il nuovo giardino del sito espositivo, “come un’opera d’arte, da percorrere e vivere in tutte le stagioni”. Leggi tutto “Oudolf, stile “nuove perenni””