Massimo Venturi Ferriolo, infinito simbolico del giardino

Con un andamento avvolgente che si dipana in una sorta di musicale scriptio continua del pensiero, disponendo concetti e argomentazioni per poi tornare a tesserli, muove ora sul tema di una filosofia di paesaggio intesa a trasformare in giardino il mondo il volumetto di Massimo Venturi Ferriolo, distillando un lungo e fecondo percorso di analisi e riflessione, a cavallo tra filologia, filosofia, storia delle religioni e delle idee, mitologia, storia sociale, antropologia.

Per proiettarsi oltre, nel senso più ampio dell’avverbio, dell’espressione altrimenti ubiqua del titolo: Oltre il giardino (Einaudi, pp. 125, € 12.00).

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Radicepura. Identikit dei “giardini produttivi”

Radicepura Garden Festival – Andy Sturgeon, foto Alfio Garozzo

Se elemento distintivo delle tante forme in cui si incarna l’idea di giardino mediterraneo è la varietà e la vitalità delle specie vegetali nel loro intessere elaborate relazioni con acqua e clima, fatte di specifiche forme, colori essenziali, oli volatili, resta però determinante la funzione produttiva, delle specie privilegiate e, culturalmente, per via di elaborata naturalezza, della ricreazione dei sensi.

Non è un caso dunque che la seconda edizione della biennale Radicepura, il festival di giardini dedicato al paesaggio mediterraneo appena inaugurato in Sicilia, a Giarre, sia intitolata quest’anno ai Giardini produttivi. In un’accezione ampia che – dai frutti all’ossigeno restituito, passando per profumi, riflessioni, sensazioni, invenzioni – include utilità, piacere estetico, benessere interiore, socialità condivise.

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Il giardino come storia di Carlo Tosco

Di là dalla ricchezza di informazioni che si ritrovano in questa Storia dei giardini. Dalla Bibbia al giardino all’italiana, come recita il titolo della sintesi proposta da Carlo Tosco per Il Mulino (pp. 227, € 18), e oltre la disamina critica degli elementi distintivi volta a volta filologicamente ricondotti a contesti singolari, il valore della messa in prospettiva di un universale come il giardino è piuttosto in questo caso nell’aspirazione a individuare nessi e linee di continuità, intrecciarsi e confluire di elementi, idee, modelli, in declinazioni via diverse.

Quindi, in un’analisi storiografica di lungo momento, di un Giardino come storia, oltre le tradizionali scansioni per epoche. Leggi tutto “Il giardino come storia di Carlo Tosco”

Il bosco di Zovi. Mosaico di presenze

Oltreché luogo condiviso per le fantasie di ciascuno, catalizzatore di timori, aspirazioni e immaginari, incubatore di un cosmico sentire religioso trasversale a culture e civiltà, il bosco è un organismo complesso. In incessante mutamento, esito di un armonico combinarsi di competizioni e simbiosi, in una scala e dimensione temporale che talmente ci trascende da indurci a un continuo riconfigurare lo sguardo tra inattingibili visioni d’insieme e la fascinazione di singolari incontri individuali.

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Tra ricerca artistica e indagine paesaggistica. The Ground We Have in Common

In un fecondo combinarsi di ricerca artistica e indagine paesaggistica la mostra The Ground We Have in Common – fino alla fine di giugno alle Gallerie delle Prigioni di Treviso – coltiva il tema della sempre più ineludibile presa di consapevolezza dell’inestricabile, coevolutivo concerto di affetti che ci lega al pianeta.

Una consapevolezza attiva, di preoccupazioni e gesti che, iscrivendosi in un nuovo sistema di paritarie relazioni con il contesto biosociale, ispirano pratiche di “cura della terra”.
Curata in questo caso da Patrizia Boschiero e Nicolas Vamvouklis la mostra nasce dall’occasione del conferimento del Premio internazionale Carlo Scarpa per il giardino 2019, in questa sua trentesima edizione, a I giardini del tè di Dazhangshan situati nella contea di Wuyuan, nella parte nord-orientale della provincia del Jiangxi, nella Cina meridionale.

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Martella. 14 elegie per giardini

Martella_Piccolo_mondo_Vìride_Andrea_Di_SalvoSempre più il giardino si conferma universale grimaldello interpretativo, prisma attraverso il quale riconoscersi nel nostro molteplice appartenere al reale in divenire. Abitando cioè quella cosmogonia che chiamiamo natura e, con la nostra presenza, continuamente inventando mondi. Quindi giardini come modelli, per quanto anomali, verso cui orientarsi, aspirazioni di ben vivere, promesse di futuro. Tanto più in un presente che, conclamando la nostra corresponsabilità come agenti geologici nella messa in crisi dell’equilibrio ambientale del pianeta, ci invita, proprio per il tramite dell’immagine del “giardino planetario” suggerita da Gilles Clément ormai molti anni fa, a operare come accorti giardinieri del pianeta tutto. Con attenzione, responsabilità, rispetto. Nella consapevolezza – ai giardinieri sempre ben presente – di abitare una trama di relazioni ecologiche, in una socialità estesa, in un dialogo di creazione condivisa con il vivente.

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Antropocene tra suolo e clima

Rosario Paviatra Tra suolo e clima_Donzelli_Viride_Andrea Di SalvoPer quanto una “grande cecità”, una formidabile rimozione, volta a volta esito di occultamento o rifiuto, si dispieghi sull’evidenza di un Antropocene in atto, dell’esser cioè noi umani ormai corresponsabili come agenti geologici dell’incombente rottura dell’equilibrio ambientale del pianeta, pure si assiste a un convergere di consapevolezze e ripensamenti epistemologici da ambiti disciplinari diversi. Verso una cultura del paesaggio che ne prevede progettualmente la cura e la trasformazione assumendo il rilievo di questioni ambientali e istanze sociali.

È il caso della riflessione che da urbanista Rosario Pavia prospetta sul rapporto tra luogo, suolo e forma urbana nel suo Tra suolo e clima. La terra come infrastruttura ambientale, prefazione di Mario Tozzi 2019, pp. 168, € 17.50

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Pianerottole. Piante condivise fuori dall’uscio

Le pianerottole_Biblion_Andrea Di Salvo_Vìride_Il Manifesto.jpgNell’aspirazione che ci caratterizza come specie a tutto ordinare, rinominando il mondo per conoscerlo, una serie di appellativi trasversali individuano raggruppamenti di piante che volta a volta definiamo pioniere, quando assolvono alla funzione di avviare la vita su suoli nuovi, o invece messicole se nei campi coltivati si associano ai cereali, o ancora ruderali nel caso di quelle tipiche dei terreni aperti o dei bordi delle strade,
C’è poi, per estensione e in assonanza trasversale con le famiglie evocate dalla convenzionale catalogazione ereditata da Linneo, un’insospettata, variegata e composita consorteria di piante denominate Pianerottole, quelle che, con grande efficacia, illustrano e presidiano una dimensione botanico esistenziale degli spazi interstiziali del nostro urbano abitare caseggiati e condomini, passaggi comuni, ballatoi. Leggi tutto “Pianerottole. Piante condivise fuori dall’uscio”

Santiago Beruete e l’utopia dei giardini

Giardinosofia_vìride_Andrea_Di_Salvo_il_Manifesto_AliasPartendo dal presupposto che una consonanza stretta risuoni tra creazione dei giardini e esercizio del pensiero, quella che l’antropologo e filosofo spagnolo, nonché giardiniere, Santiago Beruete ci propone nelle quasi 500 pagine del suo Giardinosofia è di fatto un’originale, godibile assai, interdisciplinare scorrazzata tra gli snodi della cultura (occidentale), sub specie giardiniera (Ponte alle Grazie, pp. 478, € 22, traduzione Elisa Tramontin).

Con sottotitolo programmatico Una storia filosofica dei giardini (da preferirsi al plurale, come nell’edizione originale), si evidenzia come i giardini risultano spesso nella storia del pensiero tramite privilegiato di diffusione e amplificazione di idee e mondi. Leggi tutto “Santiago Beruete e l’utopia dei giardini”