C’è una misura, di partecipazione e distanza assieme, di discreto protagonismo operoso, che raramente si incontra in quella diffusa categoria di libri che aspirano a raccontare in soggettiva il proprio lavoro creativo da parte di chi si dedica a immaginare e realizzare giardini, col risultato per lo più di scivolare ad inventariar cataloghi.
Riesce invece a trasmettere il senso di una passione che si fa mestiere – e paradossalmente senza ricorrere a nessuna documentazione fotografica, evocando soltanto a tratti il carattere dei suoi interventi per giardini, senza la pretesa di descriverli – l’architetto che “disegna con gli alberi”, come si auto definisce Marco Bay nel suo racconto di esperienze, appunto, Disegnare con gli alberi. Storie di giardini, Mondadori, pp. 174, € 17.00.
Bay ci mette a parte del procedere del suo operare condividendo predilezioni e idiosincrasie, dalle premesse di un’educazione dello sguardo nei luoghi dell’infanzia all’incontro con i maestri, di idee e pratica (Geoffrey Jellicoe e Nena Balsari Berrone), all’ispirazione tratta volta a volta dai paesaggi e dai giardini inseguiti nei viaggi (il rigore rivoluzionario del Parc Citroën, le sinestesie dell’altrove dei giardini giapponesi, il neo pop di Christopher Lloyd a Great Dixter).
Con un approccio sempre a cavallo tra dimensione naturale e pratiche dell’artificio, in dialettica serrata tra echi e suggestioni di ciò che preesiste e dando però estro all’imprescindibile necessità di dare forma, di aggiungere il segno del contemporaneo. Accordando selvatico, tradizione e urbano domestico. In un’interlocuzione a più voci con luoghi, storie, simbologie e persone (non ultimo il cliente del quale si è chiamati a realizzare i sogni) testimoniata anche, nell’illustrazione di interventi specifici, che spesso si fanno microracconti, dal prevalere lessicale volta a volta del – parafrasando – sottolineare, privilegiare, aggiungere o sottrarre, rivisitare e contaminare. Pur sempre sperimentando, talvolta in punta di piedi, per lo più in continuità, ma anche forzando per straniamenti, come nel caso di palme e banani introdotti a piazza Duomo a Milano.
Procedendo di giardino in giardino, emerge così una sorta di ricognizione dell’inventivo modularsi della geografia dei luoghi in artificio, dall’esotico dei laghi prealpini agli argenti dei terrazzamenti liguri, dalla Versilia al Chianti, al verde di città, al bosco curvilineo di 3.500 carpini disegnato per la Fondazione Pirelli alla Bicocca attorno a un parterre di graminacee in fila per varietà.
Un raccontare dove il mestiere, anche nel dietro le quinte dello studio, della tecnica del progetto, del vivaio e del cantiere, incontra il dibattito sui temi dell’ecologia delle reti vegetali urbane, dello spazio pubblico, del ruolo ispiratore dell’arte. Dando conto di una pratica, di un sapere e di un saper fare che meglio di ogni altro si misura nel viatico dei ringraziamenti conclusivi al volume, tra gli altri, ai tanti collaboratori, artigiani e professionisti – falegnami, lattonieri, fabbri, bronzisti, vivaisti, giardinieri – e “alle persone che coltivano gli alberi che ho piantato”.
Marco Bay, Disegnare con gli alberi. Storie di giardini, Mondadori, pp. 174, € 17.00, recensito da Andrea Di Salvo su Alias della Domenica VIII, 38, Supplemento de Il Manifesto del 30 settembre 2018.