Ad orientarci nella considerazione critica e propositiva dei paesaggi a venire, la Società Scientifica Italiana di Architettura del Paesaggio, IASLA, chiama oggi a raccolta a Roma, dalle 10 alle 18, presso l’aula magna della Facoltà di Architettura di Piazza Borghese, con la sua prima conferenza annuale intitolata Costellazioni. Incontri sui paesaggi che saranno.
Costellazioni come sistemi armonici di senso che consentono di situarci, costruire una mappa dello stato della disciplina e dei saperi con essa in dialogo continuo, per tracciare nuove rotte, muovere consapevolmente alla volta di nuove azioni.
IASLA, come ci racconta uno dei suoi animatori, Fabio Di Carlo, raccoglie docenti universitari e studiosi italiani di architettura del paesaggio con l’ambizione di rafforzare e diffondere la cultura del progetto dello spazio in tutte le sue declinazioni – ambientali e fisiche, percettive e simboliche. Costituendosi come sede e occasione di dialogo, come tramite della costruzione di una rete di relazioni sui temi del progetto di paesaggio.
In tutto il mondo, progettare nuovi paesaggi significa dare qualità, senso e valore ai luoghi quotidiani di vita e quindi lavorare per la democrazia e l’equità, per costruire una civitas; presidiare il campo dialettico che intreccia riflessioni sulle prospettive di vita per le generazioni future, valorizzazione dei patrimoni, costruzione di nuovi orientamenti, per contrastare la condizione sempre più disgregata di spazi privi di identità, iconicità.
Per quanto, con grande lungimiranza, il paesaggio figuri tra i capisaldi della nostra Costituzione, ancora oggi si stenta davvero ad avvertire i riflessi concreti di questa intuizione fondativa.
Ambito centrale, imprescindibile per uno sviluppo coerente del nostro paese, l’architettura del paesaggio è assente dai programmi politici come dai grandi dibattiti del paese. E nella disciplina che la rappresenta pochissimo si investe, in termini di ricerca e formazione, come pure di realizzazioni.
Nell’intento di restituire qualità allo spazio e orientare la complessità delle relazioni, la conferenza di oggi assume un doppio valore. Da un lato, evidenziare nel dibattito le novità funzionali o creative, fin utopiche, ma anche le anomalie o distopie. Dall’altro, intessere ancora dialoghi per precisare intenti e tracciare strategie. Come sfide siderali per nuovi paesaggi futuri.
Andrea Di Salvo da, Il Manifesto, Venerdì 1 marzo 2019, Culture, p. 14