Come in un ideale portolano, gli orti botanici figurano tra gli approdi più sicuri in quel fitto dipanarsi di relazioni tra umani e piante che per loro tramite ci accompagna fin dalla metà del Cinquecento.
Centri di acclimatazione, smistamento e irradiazione, oltreché di piante, del diffondersi di idee, conoscenze e innovazioni, tra estetica, interessi economici, giochi del potere, quelli raccontati per immagini dal volume fotografico di Cristina Archinto, Orti botanici d’Europa. Un viaggio tra storia, scienza e natura, con testi di Alessandra Valentinelli, Terrimago edition, pp. 144, € 26.00, esemplificano della varietà di caratteri e funzioni assolte. Padova, Amsterdam, Parigi, Madrid, Roma, Kew Garden presso Londra, Berlino, Hambury, Bruxelles, Dublino sono volta a volta, fin dagli impianti originali, agli ampliamenti, all’incessante opera di rinnovamento di spazi e criteri, supporto allo studio dal vivo di piante medicinali, poi esotiche, alimentari e ornamentali; centro di osservazione, confronto – in terra o in serra – e classificazione per via di affinità, tassonomie, funzioni, provenienze; custodi di intere collezioni, oltreché di soggetti vivi (gli horti vivi), di horti sicci e picti – dagli erbari alle raccolte di semi, radici, cortecce, alla documentazione per via di ritratti floreali l’Atlante Moninckx ad Amsterdam o il padiglione specialmente realizzato a fine 800 a Kew Garden per ospitare la pinacoteca botanica di 832 dipinti che, disposti con un originale criterio espositivo geografico, illustrano più di 900 tipi di piante e fiori raffigurati nel corso dei suoi viaggi da Marianne North e ritratti nel loro contesto naturale); evocatori, con funzione di divulgazione e studio, dell’evoluzione di ecosistemi e di interi ambienti volti a riprodurre associazioni naturalistiche, ricreare microclimi (il giardino alpino a Parigi), promuovere e farsi custodi di biodiversità.
In dialogo con le università e i soggetti che li istituiscono, con le città che li ospitano, snodi spesso al centro di reti e pratiche collaborative e molti reciproci scambi, si fanno sovente viatico di una nuova consapevolezza orticola, dove accanto ai riflessi estetici si fa strada nella formazione del gusto una nuova attenzione alle caratteristiche e alle varietà delle singole essenze vegetali e assieme una cultura del rispetto per la naturalità dei luoghi che abitiamo.
Cristina Archinto, Orti botanici d’Europa. Un viaggio tra storia, scienza e natura, con testi di Alessandra Valentinelli, Terrimago edition, pp. 144, € 26.00, recensito da Andrea Di Salvo su Alias della Domenica XI, 5, Supplemento de Il Manifesto del 31 gennaio 2021