Due processi che ci riguardano tutti, intimamente e socialmente, si avvitano in una spirale con esiti moltiplicati.
Con l’incedere della crisi climatica, la distruzione degli habitat naturali e l’impoverimento dei paesaggi in gran parte imputabili al modello economico estrattivo del nostro antropocentrico abitare il mondo, è proprio il mondo naturale che sta rapidamente subendo gravi danni. E al tempo stesso noi umani ce ne stiamo sempre più marcatamente distaccando.
Vittime di un’amnesia collettiva di specie su quanto la relazione con la natura sia costitutiva della nostra storia evolutiva almeno come il comportamento sociale, perseveriamo con i nostri stili di vita sedentari, sterilizzati, rinchiusi in ambienti artificiali tanto che i bambini godono ormai dell’ora d’aria quanto coloro che son privati della libertà, separati dalle altre specie, dipendenti dalle tecnologie che mediano la maggior parte delle nostre esperienze.
Degli effetti di questo circolo vizioso, tra danni inflitti all’ambiente in cui viviamo, riduzione di biodiversità e estinzione dell’esperienza della natura, specialmente sulle nostre menti, salute, psiche collettiva, ci parla nel volume La specie solitaria. Perché abbiamo bisogno della natura (Edizioni Ambiente, pp. 248, € 18,00), la giornalista Lucy Jones illustrando sullo sfondo della sua tormentata autobiografia una serie convergente di studi e ricerche convergente sul tema.
Evidenziando come disaffezione e perdita di dimestichezza con la natura, ignoranza degli ecosistemi, eco-analfabetismo, inducano assieme rimozione, inconsapevolezza del processo stesso, alienazione – con il corollario di minore utilizzo dei sensi, difficoltà di attenzione, dissonanza, apatia, problemi emotivi fino all’ansietà collettiva. Ma anche quali possano essere gli effetti curativi e rigenerativi di una maggiore esposizione alla natura. E quindi il ruolo di riduzione dello stress, rigenerazione dell’attenzione, resilienza, autostima nei programmi di ecoterapia come di apprendimento e educazione all’aria aperta, il valore del verde nei luoghi di cura, anche per persone con problemi di salute mentale, fino alla prescrizione medica di calendari di passeggiate, l’orticoltura (che cura perché il giardinaggio è questione di relazioni), del designi e della progettazione urbana che si ispirano alla natura, dai parchi urbani per la salute pubblica agli spazi in grado di mitigare la diseguaglianza socio economica anche in termini di salute e benessere mentale.
Una riattivazione di connessioni che, tra reinventate relazioni mutualistiche e nuovo senso di responsabilità e tutela per l’ambiente, si misura in benefici e salute del pianeta.
Lucy Jones, La specie solitaria. Perché abbiamo bisogno della natura, Edizioni Ambiente, pp. 248, € 18,00, recensito da Andrea Di Salvo su Alias della Domenica XI, 9, Supplemento de Il Manifesto del 28 febbraio 2021