Giungle. Gli artefatti tropicali

Se la centralità del contributo degli ecosistemi tropicali nel condizionare la qualità dell’esistenza sulla Terra, dalla regolazione di temperature e co2 al provvedere cibo e materie prime, rileva ormai del senso comune, meno evidente e documentato è il ruolo di questi ambienti, tra più antichi del pianeta, nel determinarvi l’evoluzione della vita, sia quella vegetale, con le prime piante da fiore, e animale, con le diverse domesticazioni, sia nell’interazione con i nostri progenitori e noi.

In una vasta indagine su questo ruolo, condotta su scala globale, attraverso tempi lunghi e combinando diversi approcci disciplinari, tra archeologia, antropologia e scienze ambientali, una diversa storia focalizza ora proprio la dimensione di artefatto delle foreste tropicali, esito di una feconda, flessibile, millenaria relazione plastica con l’uomo che le ha abitate.

Come ad esplorare un archivio vivente che conserva le tracce del suo impiego, una serie di indagini recenti, raccolte da Patrick Roberts nel suo Giungle. Come le foreste tropicali hanno dato forma al mondo e a noi (Aboca, pp. 508, € 34,00) corregge – avvalendosi anche di metodi come carotaggi paleoecologici e telerilevamento, archeozoologia e studi genetici sulle piante – la prospettiva che vede negli ambienti aperti della savana i luoghi di elezione del popolamento dei primi ominidi.

Calakmul, Messico

In una lettura che privilegia la variabilità ambientale dei mosaici ecologici, si sottolinea la presenza anche nelle affatto inospitali foreste tropicali di insediamenti e paesaggi dinamici. Sistemi urbani dispersi sul territorio, forme di “urbanesimo a base agricola e bassa densità abitativa” fondate su una combinazione di produzione locale di cibo e agro foresteria sostenibile, coltivazioni di manioca e altre colture di tuberi, gestione degli alberi da frutto, stagni per l’allevamento e utilizzo di animali selvatici. “Città giardino” di terrapieni, strutture coordinate e reti viarie, nel loro massimo sviluppo tra il 1250 e il 1650, prima dell’arrivo degli europei. Fenomeno complesso da quantificare, anche per la sua dissoluzione nell’impatto con le logiche estrattive e gli abusi imposti dallo sfruttamento del colonialismo europeo all’origine di tante disuguaglianze globali e regionali. Trascurato poi, almeno fino a pochi decenni fa, per l’assenza di vistose tracce architettoniche, certo secondo i modelli di sviluppo urbano mediterraneo e mediorientale. E, invece, spunto tramite il quale, tornando a interrogare saperi e pratiche delle società indigene delle semprepiù minacciate foreste tropicali, riavviarne un abitare sostenibile.

Patrick Roberts, Giungle. Come le foreste tropicali hanno dato forma al mondo e a noi, Aboca, pp. 508, € 34,00, recensito da Andrea Di Salvo su Alias della Domenica XII, 13, Supplemento de Il Manifesto del 27 marzo 2022