Segno ulteriore della crescente attenzione per il verde e i giardini, si moltiplicano in questi anni nel panorama editoriale su carta le rassegne dedicate a raccontarli (ma anche la rete fa la sua parte, si veda il portale GardenRouteItalia.it, dell’Associazione Parchi e Giardini d’Italia, che ne ospita oltre 200).
In particolare, quelli italiani vengono proposti in grandi volumi illustrati. Opere da sfogliare, dove il corredo iconografico ha un rilievo dominante, se ben scelto e stampato. Il formato deve consentirlo, perché possano aspirare a proporsi come livre de chevet. La selezione poi, di quali giardini includere e quali no, è un’operazione sempre frustrante, tranne nel caso di rare proposte interpretative in grado di tematizzare oltre i consueti criteri geografico-cronologici e di stili.
Tutto ciò fatto salvo, escludendo classifiche e in un progetto in progress che si vorrebbe esteso in futuro a monografie regionali, Irene Galifi propone i suoi, I giardini più belli d’Italia, editore Magenes, pp. 264, € 25, 00. Esemplificando tipologie e cercando di restituire specificità, inserendone magari di meno noti – o prediletti – si alternano così i prescelti.
Con il susseguirsi per immagini (orfane però del raccordo didascalico) e, nella scelta di un corredo composito che proviene da specialisti noti (Dario Fusaro), ma perlopiù dall’assunto secondo cui istituzioni e proprietari si autoraffigurano, con la conferma di quanto sia impervio render per foto i giardini, per raccontarne l’esperienza diretta.
Visioni d’insieme ad assecondare assi prospettici (per i giardini di impianto geometrico) e dettagli botanici, foto aeree di grande effetto e inquadrature ad altezza di sguardo a restituire la percorrenza in soggettiva degli spazi (specie nei giardini all’inglese pensati per esser scoperti via via). In una ricognizione cui tornare – come si torna a visitare i giardini – in una lettura puntiforme, evocatrice di universi, ispiratrice di percorsi.
Irene Galifi, I giardini più belli d’Italia, Magenes, pp. 264, € 25,00, recensito da Andrea Di Salvo su Alias della Domenica XII, 19, Supplemento de Il Manifesto dell’8 maggio 2022