Se, nella straordinaria molteplicità di forme della sua biologia, il seme contiene l’intero programma di sviluppo della pianta, c’è una più vasta dimensione culturale, quella della semente, che è definita dalle conoscenze che l’accompagnano nel suo contesto storico, scientifico, socio-economico e politico.
Connotata storicamente, in forza di un modo di pensare il vivente come risorsa da sfruttare e di un sapere scientifico ad esso sotteso, è stata a lungo – e in gran parte è ancora – intesa alla ricerca dell’uniformità, della standardizzazione. Verso una stabilizzazione indotta da un’agricoltura che considera le sementi (e quindi i nostri alimenti) come “risorse genetiche”, regolate da requisiti, leggi e normative, sistemi di proprietà intellettuale, in vista dell’industrializzazione e commercializzazione del prodotto e con le evidenti conseguenze di perdita di diversità determinate negli agroecosistemi in termini di resilienza, salute e qualità delle piante.
Ma tratta di una omogeneizzazione imposta perché invece il vivente è in perpetua, interconnessa evoluzione proprio grazie alla sua diversità.
E da questo cambio di paradigma orientato in direzione del recupero di sementi diversificate, adattate localmente, e quindi di un rapporto altro che nella produzione del cibo rispetti la naturalità del vivente, muove la ricognizione di Véronique Chable e Gauthier Chapelle, Dal seme alla tavola. Le sementi e le pratiche agricole per la nostra salute e quella del pianeta, Terra Nuova, pp. 224, € 20,00, volta a descrivere l’emergere critico dell’agricoltura biologica e dell’agroecologia basata su un’etica forte.
Una riappropriazione di saperi da parte di contadini, giardinieri e cittadini che passa anche per l’organizzazione collettiva delle reti di sementi locali e comunitarie, la conservazione delle sementi nei loro giardini e campi biologici, prendendosi cura delle varietà in pericolo. Con la creazione delle Case delle Sementi dove – diversamente dalle banche genetiche – la conservazione “in situ” consente alle popolazioni di piante di continuare a diversificarsi in relazione al proprio ambiente, mantenendo il loro carattere adattivo
E nella consapevolezza che se per le popolazioni vegetali, la diversità è condizione fondamentale per adattarsi al cambiamento climatico, essa è anche alla base della resilienza dei nostri sistemi alimentari. La storia di ciò che mangiano, la scelta del nostro cibo, è anche la storia del nostro stare al mondo sulla Terra, dalle sementi che sono alla base dei prodotti che lo compongono alle implicazioni di una giustizia ambientale che, oltre la dimensione redistributiva, nella nozione di giustizia ecologica implichi anche il non umano.
Véronique Chable e Gauthier Chapelle, Dal seme alla tavola. Le sementi e le pratiche agricole per la nostra salute e quella del pianeta, Terra Nuova, pp. 224, € 20,00, recensito da Andrea Di Salvo su Alias della Domenica XII, 29, Supplemento de Il Manifesto del 17 luglio 2022