L’inesausta immaginazione inventiva delle piante

Il volumetto che il drammaturgo, poeta e saggista belga Maurice Maeterlinck dedica a L’intelligenza dei fiori nel 1907 – quattro anni prima di ricevere il premio Nobel per la letteratura … per la ricchezza d’immaginazione e la poetica fantastica … della sua produzione – risulta a tratti di un’inaspettata attualità (ora da Elliot, a cura di Giuseppe Grattacaso, pp. 105, €14,50).

Noto in particolare per le sue opere teatrali, specialmente nella prima fase di stampo simbolista, come Pelléas et Mélisande (1892) – musicata poi per la scena da Gabriel Fauré nel 1898, e alla base di un’opera lirica di Claude Debussy (1902), di un poema sinfonico di Schönberg  nel 1903, nonché di una suite orchestrale di Sibelius nel 1905 – o l’Oiseau bleu, messo in scena a Mosca nel 1908 da Stanislavskij (e in Italia da Luca Ronconi nel 1979), fu parallelamente naturalista autore di diversi saggi di successo come quelli su api, formiche e termiti. Botanico appassionato e sperimentatore in giardino, con un linguaggio a un tempo rigoroso e immaginifico, empaticamente partecipe nel suo esser tecnicamente descrittivo, inanella le prove di un’intelligenza avveduta e vivace del mondo vegetale che si caratterizza per ingegnosità e lungimiranza.

Georges Jules Victor Clairin, Sarah Bernhardt come Mélisande

Concentrando l’analisi sui temi della fecondazione incrociata e dei sistemi di disseminazione, evidenzia sulla base delle conoscenze del tempo l’immaginazione inventiva, ad esempio, della mimosa pudica o della ginestra, dell’acquatica vallisneria, ma anche del filo d’erba qualsiasi, la sua “piccola intelligenza, indipendente, instancabile, inaspettata”. Si enumera così la ricchezza di espedienti messi in atto da un’intelligenza all’opera, ch’è d’ispirazione – in una sorta di biomimetismo – per scienze come meccanica, balistica, navigazione aerea, ma che è anche all’origine di quei “motivi architettonici e musicali presi direttamente in prestito dalla natura”. Ne emerge il continuo lavorio d’invenzione di un processo creativo che procede per via di varianti, ritocchi, semplificazioni e quindi perfezionamenti. Mai fissato, sempre in divenire, al di là dei nomi con cui tentiamo di stabilizzare tipi immaginari.

Per quanto parte di una ricerca fluttuante tra pensiero poetico, metafisico e misticismo, alla ricerca delle manifestazioni  di una sorta di diffusa intelligenza generale, anima del mondo, genio universale che penetra gli organismi nella varietà delle sue forme, quest’attenzione per l’intelligenza animale e vegetale, per i tempi senz’altro anticipatrice, riconduce l’umano all’interno di un macrocosmo, in continuità con la natura, evidenziandone la vanità puerile di credersi al di fuori e al centro dell’universo.

Maurice Maeterlinck, L’intelligenza dei fiori, Elliot, a cura di Giuseppe Grattacaso, ed. or 1907, pp. 105, €14,50, recensito da Andrea Di Salvo su Alias della Domenica XII, 43, Supplemento de Il Manifesto del 6 novembre 2022