Zagari. Creativi con il paesaggio

Zagari Franco Sul Paesaggio_Lettera aperta_ Vìride Andrea Di Salvo

È davvero una lettera aperta, quella che Franco Zagari spedisce all’indirizzo di un dibattito sul paesaggio per molti versi affollato di pareri incrociati, quasi a rischio di paralisi (Sul Paesaggio. Lettera aperta, Libria, pp. 244, € 15.00). Aperta, fin nell’andirivieni delle sue considerazioni dove, in un’incrementale ansia definitoria, pone e ridispone criticamente temi e nodi problematici. Aperta, negli indirizzi metodologici distillati bordeggiando alla volta di un distintivo progetto di paesaggio, tramite ibridazioni e integrazioni di esigenze, vocazioni, fino poi all’ardire di candidare ipotesi, utopie pratiche. Aperta, specialmente verso noi tuttidestinatari di un ineludibile invito a considerare il paesaggio nel suo continuo evolversi, trasformarsi e quindi nella sua costitutiva contemporaneità, un invito a assumerne le molteplicità e quindi accettare anche i tratti contraddittori di una fisionomia perlopiù stravolta – senza ipostatizzare presidii ideali, modelli di un’impraticabile preservazione di caratteri, identificati volta a volta, autentici, autoctoni, storici, …
Paesaggio da intendersi quindi come risorsa, opportunità generatrice di qualità, occupazione, ricchezza, da interpellare tanto più in una fase di crisi, interrogandoci su come un sempre rinnovato patto tra luogo e chi ne è partecipe concorra a ridefinire un diverso modello di sviluppo, su cosa qualifichi oggi il nostro convivere, abitare, cosa costituisca il nostro ben essere. Un invito, quindi, a un forte mutamento di mentalità. A guardare al paesaggio con un’attenzione nuova, che è già innesco progettuale. A ripensarlo “non come oggetto di consumo ma esperienza critica e creativa … per ridefinire una parte importante dell’arte di convivere, cioè della politica”.
La proposta di produrre complementari “nuovi paesaggi” – dirompente alla luce di una diffusa attitudine difensiva di tutela, che pure ha le sue molte buone ragioni nello scempio permanente cui è sottoposto il nostro paesaggio, per il concorso di un sistematico saccheggio, di una paralisi istituzionale e di inarrivabili risorse – fa perno appunto sullo strumento principe del progetto di paesaggio. Un’attitudine che, con una spiccata vocazione alla sperimentazione, sinteticamente si muova sul confine di diverse scale e di diversi saperi; raffinando narrazioni, senso condiviso, autorappresentazioni; attenta alla natura, ai linguaggi della contemporaneità, alle suggestioni delle arti plastiche; in un procedere che privilegi lo studio delle relazioni più che non degli oggetti, alla ricerca “non neutrale” di un equilibrio. Perché muove non tanto autoritativamente da pleonastiche analisi e piani generali quanto, per messe a punto progressive, da diagnosi che prospettano ipotesi a procedere, enunciando poetiche, in dialettica serrata via via con interpretazioni che disserrano le vocazioni dei luoghi, con pareri, idee, processi partecipativi di autori e attori, nella convinzione che una rinnovata consapevolezza condivisa del paesaggio da parte delle comunità sia premessa di una civile, cosmopolita assunzione di responsabilità.
In questa lettera aperta, di bilancio e rilancio, il pensiero in azione di Zagari procede integrando analisi, diagnosi e interpretazioni, sperimentazioni e progetti, esempi di bellezza, incontri, contaminazioni, manifesti, memorie, intendimenti e sogni da perseguire. In questo senso, ne assecondano il ritmo, in andirivieni interscalare, le tre sequenze di immagini fotografiche di Monica Sgandurra, Prototipi. Teorie di segni, affrontamenti, epifanie, precipitati di emozioni; sorta di incunaboli progettuali in divenire.

Franco Zagari, Sul Paesaggio. Lettera aperta, Libria, pp. 244, € 15.00, recensito da Andrea Di Salvo su Alias della Domenica IV, 20, Supplemento de Il Manifesto del 18 maggio 2014