Eleggere un solo metro quadrato di foresta come perimetro di uno spazio essenziale, consesso privilegiato da frequentare assiduamente, luogo da tornare a visitare più volte a settimana per un anno intero, per registrare minuziosamente quanto vi accade con il trascorrere dei mesi, non è qui soltanto un accorto escamotage narrativo se diventa tramite, dispositivo d’accesso per cogliere l’insieme e la complessità delle trame della vita dei boschi. Se l’osservazione minuta di quel che avviene in quello spazio ristretto funziona come innesco di un’esplorazione ulteriore, intesa a dipanare ogni volta un filo di una più ampia trama di interconnessioni del vivente, per suggerirne diverse messe a fuoco prospettiche, per cogliervi variabili gerarchie di rilevanza. Se le brevi storie naturali narrate ad avvio di ogni capitolo del volume-diario del biologo David George Haskell si traducono, insomma, in opportunità di vedere quanto spesso non appare evidente soltanto guardando. La foresta nascosta. Un anno trascorso a osservare la natura, Einaudi, pp. 287, € 29.00, è una foresta “invista”, si potrebbe dire con un calco dall’originale, The Forest Unseen, racchiusa in un mandala, come lo chiama Haskell, che ne contiene l’essenza. Lo spazio di un cerchio di un metro di diametro scelto a caso dall’autore nella foresta primaria del Tennessee sud-orientale disordinatamente popolata di alberi di età diverse con esemplari caduti tra rocce e foglie morte: un cerchio di osservazione variamente abitato dai climi delle stagioni, dal volo degli uccelli, dal trascorrere di richiami, luci, animali, accoppiamenti, lotte, pollini, insetti, …
A scorrere i titoli in calendario dei capitoli, i singolari episodi annotati evocano e amplificano a contrappunto temi e questioni, quando non teorie e dibattiti, che si desumono per ciascuno dalla bibliografia finale, nonché dall’indice analitico. Che vira da acero a carbonio, da coleottero a ecologia della foresta, da felce a evoluzione, da piumaggio a mimetismo, da salamandra a selezione naturale, da vento a variabilità, adattamento, migrazione… Passando per il ghiaccio che spezza i rami – ed è occasione per soffermarsi sull’architettura del fiocco di neve – o per l’invisibile impazienza dei muschi inariditi dall’inverno e il loro farsi microcosmo pronto a intrappolare l’acqua della pioggia nei propri labirinti. In un trascorrere che distingue e poi insegue tempi, strategie e protagonismi di una partitura complessa. Per procedere con l’impennarsi della fioritura frenetica delle “effimere di primavera” che si ingegnano a riprodursi appena l’allentarsi della morsa del freddo consente di nuovo il volo degli impollinatori, e prima del rinnovato infoltirsi delle chiome degli alberi che le condannerà all’ombra dove prospereranno invece le specialiste del sottobosco, quelle “felci dai germogli argentei arrotolati simili al riccio del violino”. E così, in una scrittura evocativa che sfoglia il calendario delle stagioni, fino al ritorno poi, con l’autunno e la quiete apparente dell’inverno, di una luce che scandendo le verticali di tronchi e rami spogli infiltra il fondale della foresta amplificandone riverberi e cromatismi…
La costante è nell’andirivieni di scala, dimensionale e temporale, dalla molecola all’ecosistema, dall’abisso del tempo geologico all’impercettibilità dell’istante. Il presupposto è una capacità di attenzione aperta, eppure partecipe. L’esito, la maggiore consapevolezza di una nostra “parentela ecologica e evolutiva con la foresta”, e pure della nostra “irrilevanza, della indipendenza della vita del mandala”.
David George Haskell, La foresta nascosta. Un anno trascorso a osservare la natura, Einaudi, pp. 287, € 29.00, recensito da Andrea Di Salvo su Alias della Domenica IV, 50, Supplemento de Il Manifesto del 21 dicembre 2014