Alberi di città

Oltre ogni approccio settoriale, si fa strada la consapevolezza dell’interconnessione stretta tra esiti del cambiamento climatico, con scatenarsi di precipitazioni e ondate di calore, perdita di biodiversità, consumo di suolo come ecosistema dotato di vita, e impatti diversi in termini di diseguaglianze socioeconomiche e salute. Alle diverse scale, ma specialmente in ambito urbano, dove sempre più si concentrano alcuni fenomeni e la stragrande maggioranza della popolazione. E al ruolo degli alberi, come sintesi, minimo comun denominatore, emblema dell’agire che questa consapevolezza comporta nei processi di rigenerazione urbana sostenibile è prevalentemente dedicato il Manuale di autodifesa ambientale di Ludovico Del Vecchio e Francesco Ferrini, intitolato Resistenza Verde, Elliot, pp. 192, € 18,00. Anche perché, come ci viene ricordato, “un albero in città ha una valenza ecologica fino a 4-5 volte superiore rispetto a un albero in foresta”.

Ecco che allora, nella logica di aggiornare quanto già esiste, migliorando e incrementando, nel senso della manutenzione, risalta in primo piano la trama delle alberature di città. Da quelle lungo le strade a quelle nei parchi e nelle aree verdi degli spazi pubblici, collante imprescindibile tra luoghi e comunità, magari da ridisseminare in dimensioni ridotte, ma alla portata di tutti. Fino agli alberi degli arcipelaghi delle proprietà private, a costituire un patrimonio vegetale spesso misconosciuto.

Claude Monet, Le Boulevard del Capucines, 1873, Museo Puškin, Mosca

Distinguendo volta a volta i fattori per la scelta delle specie arboree. Da usare secondo le caratteristiche strutturali e estetiche (portamento, capacità di sopportare le potature, resistere ai patogeni, ombreggiare) e il contesto (il procedere per filari omogenei o per diverse specie alternate, distanze e densità consentite, presenza di impianti, cavi, tubature, strozzature). Nonché in termini di funzioni assolte – dallo stoccaggio dell’anidride carbonica e cattura del particolato inquinante all’assorbimento delle precipitazioni in eccesso e alla mitigazione delle temperature, dal favorire il movimento e la contemplazione per noi umani al farsi corridoio per il mimetizzarsi o il nidificare degli animali.

Così, ricombinando riflessioni, dati scientifici e analisi su macrofenomeni, tecniche e pratiche consolidate, ma anche ricordi e sensazioni particolari, si trascorre dall’analisi di potenziali modelli di città per un urbanismo verde al tema della produzione di cibo nei siti urbani, dall’intrapresa di piantagioni notturne, non autorizzate, all’analisi del prodursi di fenomeni di gentrificazione ambientale, dalla presenza degli alberi nel cinema ai riverberi dell’imprevedibile volo delle foglie, del loro stormire al vento, del cricchiare sotto i nostri piedi, una volta cadute e volte a divenire, con l’humus, ecosistema dotato di vita che contribuisce al nostro equilibrio microbiotico.

Così, per forza d’alberi e attorno a loro, si attiva, spesso dal basso, una “resistenza” dove l’estetica concorre al benessere ambientale.

Ludovico Del Vecchio e Francesco Ferrini, Resistenza Verde. Manuale di autodifesa ambientale, Elliot, pp. 192, € 18,00, recensito da Andrea Di Salvo su Alias della Domenica XII, 1, Supplemento de Il Manifesto del 2 gennaio 2022

Dettaglio della Pianta topografica napoleonica della città di Roma dell’anno 1813