Apparizioni botaniche. All’insegna del selvatico rivisitato

Se raramente si riesce davvero a raccontare un giardino a partire dal progetto che ne è stato all’origine, accade al vice versa che sia il giardino stesso a dirci molto del suo creatore. E del modo in cui intende il lavoro di paesaggista.
Ciò, specialmente se quel giardino nasce come luogo di ispirazione privata, giardino proprio, diverso da tutti quelli che altrove si progetteranno per altri. È il caso di Piuca, giardino laboratorio di sperimentazione di una personale botanica per artisti, come la definisce Antonio Perazzi, illustrandolo nel suo Il paradiso è un giardino selvatico. Storie ed esperimenti di botanica per artisti, UTET, pp. 304, € 24.

In quell’involucro di spazi senza confini, di sensazioni e temporalità distese sull’orizzonte delle colline del Chianti, dal clima ispido un po’ mediterraneo, un po’ montagna, in un consorzio serrato di bombi, falene, grilli, ombre, silenzi, lucciole, e pure con gli istrici che divorano gli amati bulbi, il paesaggista Perazzi è andato negli anni radunando una miriade di piante (e storie) strane. Scaturite dai semi, arrivate in volo, scovate nei vivai, rinvenute, scambiate, raccolte nei viaggi, in paesaggi estremi.

Delle bustine di paesaggio racchiuse in queste volubili, cosmopolite, fragranti, irrequiete protagoniste del giardino, delle loro singolari fisionomie e del loro carattere plurale, come dell’inesauribile loro inventiva in giardino, l’autore – a due mani con la natura – ci dà conto, presentandocele singolarmente in una ricca raccolta di profili e apparizioni (perché no un indice dei nomi?), incontri e frequentazioni, tra rivelazioni estatiche o titubanti va e vieni, migrazioni e nuove associazioni, sempre parte di una conoscenza che si approfondisce nel tempo.

In un esperimento di ecologia creativa riassunta nel felice ossimoro di Giardino selvatico, dove, oltre ogni collezionismo botanico, occorre selezionare piante native, assecondandone il carattere ricreare equilibri e accostamenti suggeriti dalle consociazioni vegetali di prati, bordi di strade e campi, seminare e sperimentare la varietà degli assortimenti possibili tra spontanee, esotiche e orticole.

Dove insomma, un’assidua familiarità con il mondo vegetale, e lo stimolo progettuale che prodigiosamente ne discende, ci interpellano, all’insegna di un selvatico rivisitato.

Antonio Perazzi, Il paradiso è un giardino selvatico. Storie ed esperimenti di botanica per artisti, UTET, pp. 304, € 24, recensito da Andrea Di Salvo su Alias della Domenica X, 8, Supplemento de Il Manifesto del 23 febbraio 2020