Con Harrison un palinsesto di stili e tipologie

Degno complemento delle tante pubblicazioni da sfogliare che ci suggeriscono i 100 o 1000 giardini imperdibili da visitare, il volume di Lorraine Harrison, Leggere I giardini, La grammatica degli spazi verdi, Logos, pp. 256 € 12.95 si propone come un corso intensivo in garden appreciation (sottotitolo dell’edizione originale). Strumento da tasca di supporto per una curiosità giardiniera che si fa sempre più spesso turistica, da soddisfare in loco con le connesse problematiche di sovraffollamento nella fruizione, usura, alterazione dell’esperienza, spesso costretta sui binari della “visita guidata”. Apparso in originale in una serie che prevede il complementare How to Read the Landscape, il volumetto si colloca con spirito pratico nel solco della tradizione divulgativa anglosassone con l’intento di fornire al lettore-visitatore griglie di decifrazione e strumenti base per contestualizzare il giardino da leggere, riconducendolo a coordinate storico artistiche primarie a partire dalla decodifica di elementi chiave caratterizzanti. Riaffermata la premessa – niente affatto scontata nel senso condiviso – di una vicenda vivente del giardino quasi sempre risultante di sommatorie e ibridazioni, distinguersi del gusto, succedersi di mode e consuetudini sociali, la lettura del palinsesto che si ha di fronte può procedere in una restituzione stratigrafica che riassocia tracce e indizi a quadri di riferimento, come in una sorta di trattatistica da leggersi al contrario, pur lungi da ogni esegetica illusione classificatoria. Sfiorando nodi problematici come datazione, autenticità, risignificazione, filologia dei ripristini, si propone una rassegna di Tipologie di giardini ridotti alla loro ragion d’essere “dominante” (della magnificenza e del potere, ricreativi a pagamento, antesignani dei parchi di divertimenti, fino a quelli pubblici, allegorici d’idee, botanici, domestici, …) da incrociarsi con una ricognizione degli Stili del giardino (classicamente, dal giardino formale, rinascimentale, via procedendo fino a quello Art and Crafts, modernista, contemporaneo). Fornendo per ciascuno elementi topici nel segno di bozzetti descrittivi che restituiscono all’analisi l’eco del momento progettuale. E anticipando così lo specifico della seconda parte del volume: una sorta di approccio visuale al lessico utilizzato dal linguaggio dei giardini (Alberi e piantumazioni, Elementi del paesaggio, Edifici, Dettagli e soluzioni, …). Una metodica quindi che a partire dal riconoscimento di elementi noti (o incontrati nella visita-lettura del giardino), tende a organizzarli raggruppandoli in criteri connotativi per farne spia, indizio, chiave di lettura. Con le sue molte semplificazione e forzature, un’operazione comunque interessante per il destinatario appassionato. Peccato per la “foto di cartolina” catapultata sulla copertina dell’edizione italiana (che pure conserva i crediti di quella inglese) unico adattamento – oltre all’improbabile bibliografia – quando una seppur minima localizzazione avrebbe utilmente integrato l’inevitabile anglocentrismo di partenza.

Lorraine Harrison, Leggere I giardini, La grammatica degli spazi verdi, Logos, pp. 256 € 12.95, recensito da Andrea Di Salvo su Alias 10 – Supplemento de Il Manifesto 12 marzo 2011