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È tutta all’insegna di un continuo rimpallo tra corrispondenze, associazioni e rimandi la ratio del volume per gioco che Stefano Zuffi dedica a Il Giardino dipinto raccogliendo a tutto campo raffigurazioni che anche solo incidentalmente intersecano questo tema.
Epifanie inattese, mimesi e disvelamenti, personificazioni di protagonismi vegetali in figura, camuffarsi di simbolismi e metafore: in questo caso però in una inusuale sequenza inversa. Perché, seppur tra andirivieni e ritorni, il vettore principe muove qui sempre dal particolare al generale, dal dettaglio infinitesimale che solo in ultima istanza risale all’intero, a quel contesto cui, per vari gradi di pertinenza, appartiene (Sole 24 ore cultura, 100 illustrazioni, pp. 207, € 45).
Articolato, sempre per gioco, in tre grandi contenitori, Piante, Fiori, Frutti, il catalogo rinvia difatti a un Regesto riassuntivo. Quando, soltanto in coda al volume, ognuno di quei dettagli si disvela e, da protagonista proiettato in primo piano, vien restituito al suo insieme, dove invece molto spesso figurava come comparsa, o al più comprimario.
Vinto lo spaesamento per la dismisura degli ingrandimenti a pagina piena, o doppia, e per l’effetto di strabismo di una messa a fuoco macro di particolari orfani di un contento cui agganciarsi, prevale il rilievo di presenza, suggestione, documento dell’oggetto d’indagine.
In una curiosità ludica che risale fin nella screpolatura del pigmento, nella trama del supporto, nel sovrapporsi delle velature.
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Così il cetriolo, Cucumis sativus, spesso in abbinata con le mele a suggerire l’associazione tentazione-peccato, ritorna prediletto da Carlo Crivelli nella Madonna del bambino della pinacoteca civica di Ancona come pure con la zucca tra gli attributi di Pomona che resiste al corteggiamento dei satiri, ritratta da Fran Floris de Vriendt a metà 500 (o forse è l’Estate).
Tra mito, osservazione, allegoria, variamente, l’occasione è di emblematica celebrazione dinastica, come per gli allori e il boschetto di aranci della Primavera del Botticelli; nel farsi perno morale e ripartire spazi dello stentato, ma testardamente fruttifero, esile ramo di fico che ordina scena e piani, con Venezia sullo sfondo, della pala Gozzi di Tiziano; nel geometrico partecipare, tra palme ridossate e svettare di cipressi, dei paesaggi trasposti d’esotico nella Cavalcata dei Magi da Benozzo Gozzoli in palazzo Medici Riccardi, a punteggiare il corteo con Lorenzo il Magnifico e seguito degli avi, di numerose specie vegetali disposte ancora nel segno di una stilizzazione cavalleresca, e però con una ricercata attenzione naturalistica.
Se con la fine del 600, tra i trionfi di frutta di un’illustrazione ormai botanica di Bartolomeo Bimbi, il protagonismo delle pere le vedrà disposte in vassoi ordinate per mese di maturazione, numerate e identificate in cartigli esplicativi, di un altro genere son le presenze vegetali, dai cardi del frate spagnolo Juan Sánchez Cotán che metaforicamente ci interrogano alle nature morte con viole del pensiero di Henry Fantin-Latour.
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Certo, qui non si tratta del giardino nel suo dispiegarsi di geometrie, rituali, estetiche, con strutture vegetali e assortimenti di fioriture, ma – fatto salvo nell’assortimento il peso dei diritti di riproduzione – di alcuni dei mille modi di incrociarsi con un mondo vegetale da cui si sprigionano, ricercate, ma anche inconsapevoli o impensate, relazioni e rispecchiamenti – l’autoritratto con girasole di Antoon van Dyck con l’esotico fiore in formato gigante –, affidamenti – la serie di raffigurazioni del salice piangente ripetutamente dipinto, certo non quanto le sue ninfee, da Monet –, il legame con i paesaggi, anche interiori, la prossimità impudica con i corpi come per Eco e (l’eponimo) Narciso di Nicolas Poussin, il volteggiare astratto delle roselline sul mare della Nascita di Venere di Botticelli.
Stefano Zuffi, Il Giardino dipinto, Sole 24 ore cultura, 100 illustrazioni, pp. 207, € 45, recensito da Andrea Di Salvo su Alias della Domenica XIV, 5 4Supplemento de Il Manifesto del 2 febbraio 2025
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