Le tracce in giardino di un’ispirazione esoterica e massonica si moltiplicano, a cavallo tra 700 e 800, in parallelo e talvolta in relazione diretta con il diffondersi anche in Italia del modello del giardino paesaggistico all’inglese che, reagendo alle precedenti impostazioni formali e geometriche, propone invece un rapporto privilegiato con la natura, per quanto tutta accortamente ricostruita e pervasa di testimonianze della storia.
Assieme a elementi ripresi dalla tradizione alchemica, astrologica, cabalistica e rosacrociana si ritrovano così nei giardini simbologie legate agli strumenti della lezione muratoria, come squadre e compassi, elementi architettonici, scultorei, disegni ornamentali di chiara ispirazione massonica, come coppie di colonne, mentre obelischi, piramidi e sfingi rinviano all’antica sapienza egizia. Sacrari, tempietti, labirinti, son dedicati all’Amicizia, alla Saggezza, alla Virtù, torri, cippi, urne funerarie, presentano iscrizioni, magari scolpite in un contesto di rovine.
Elementi tutti – dalla composizione del disegno degli spazi alla valenza simbolica della scelta delle piante – intesi a costruire il tratto comune di un percorso iniziatico che abbina la scoperta di significati riposti e una forma di ricerca e rigenerazione interiore che trascorre per ombre e lumi.
Un corposo volume a cura di Giovanni Greco e Marco Rocchi ripercorre ora i Segreti massonici italiani. Sottotitolo Giardini, simboli e luoghi d’ispirazione esoterica (Mimesis editore, pp. 409, € 35,00). Certo con mano larga, per quanto si consideri come il sincretismo e la complessa stratificazione di ritualità e simbolismi renda labili i confini della tradizione muratoria.
Assimilando, in una sorta di rassegna di episodi diversi, precedenti e sviluppi. Precedenti – come il cinquecentesco giardino romano di Agostino Chigi (noto poi come villa Farnesina), luogo di tradizione umanistica e sperimentazione, deputato alla conoscenza dei segreti del mondo naturale, per una cerchia ristretta, o il seicentesco Giardino di Villa Barbarigo Pizzoni Ardemani a Valsanzibio, sui primi Colli Euganei (tra il 1665 e il 1696) dal salvifico percorso – e opere ispirate allo spirito massonico, come il Giardino inglese della reggia di Caserta o quello, ricco di allusioni e moduli del pensiero muratorio che il patrizio veneto Angelo Querini disegnò di persona ad Altichiero. E, con l’800, gli interventi del massone Giuseppe Jappelli, specialmente il giardino di Villa Cittadella Vigodarzere Valmarana, di Saonara, o quelli di Ignazio Alessandro Pallavicini e dello scenografo Michele Canzio, concepiti a Villa Durazzo Pallavicini a Pegli, come una rappresentazione in più atti.
Ancora, il percorso iniziatico del parco Stibbert a Firenze e quello massonico dei Ciucioi a Lavis, in val di Cembra, un giardino merlato, addossato per via di terrazzamenti, guglie, rampe, e fin la facciata di una chiesa gotica, disposti sulle pendici del colle del Paion. Una sorta di tempio dai percorsi simbolici realizzati da Tommaso Bortolotti fra il 1840 e il 1860 con serre di rare piante esotiche, limonaie, aranceti, balconi pensili.
Perché nell’universo massonico anche molte piante comportano riferimenti simbolici, dalla melagrana all’alloro, dalla rosa, fiore del segreto, all’ulivo, fino all’acacia che rinvia al rituale di elevazione.
Giovanni Greco e Marco Rocchi, Segreti massonici italiani. Giardini, simboli e luoghi d’ispirazione esoterica, Mimesis editore, pp. 409, € 35,00, recensito da Andrea Di Salvo su Alias della Domenica XII, 42, Supplemento de Il Manifesto del 30 ottobre 2022