Son molti i livelli sui quali si gioca la suggestione dell’analogia tra giardino e vita interiore. E non è certo un caso che spesso quella precipua capacità del giardino di render palesi, e perfin concreti, condizioni e stati psichici si ritrovi riflessa in metafora anche nel nostro parlare condiviso, dove una serie di pratiche e attività legate alla cura del giardino rivelano un’evidente valenza terapeutica.
Con la sua duplice esperienza di psicoterapeuta e architetto di giardini e con lo sguardo in andirivieni tra mondo esterno e condizione interiore, tra fuori e dentro di sé, Ruth Ammann indaga e racconta il giardino come spazio-dimensione, intermedio tra polarità. Tra natura e cultura, progetto e spontaneità, spirito e corpo, coscienza e inconscio (Il giardino come spazio interiore, Bollati Boringhieri, pp. 116, euro 18).
Per la vitalità delle sue capacità trasformative, come pure per la sua incertezza e imprevedibilità, il giardino risulta così ripetutamente occasione di analisi e immaginazione. Esperienze terapeutiche e di vita, ermeneutica di miti, fiabe e poesie, interpretazione di ricordi e sogni traversano il giardino per via di immagini, temi, simboli e archetipi. Dalla porta alla recinzione, spaziando tra quanto è corporeo e che pure si combina con l’immateriale, dal gioco all’esperienza della relazione, o dell’incontrarsi con il divino, dalla pratica del giardino come cura del quotidiano che ci proietta sul terreno della vita attiva all’educazione alla lentezza e al lavoro manuale come fonte terapeutica, antidoto al negativo.
A fronte di un malessere sempre più esteso e generalizzato e al di là del diffondersi di esperienze legate all’utilizzo propriamente medico del giardino, come pure al suo impiego nell’integrazione di soggetti socialmente fragili e emarginati, la validità plurale, sociale dell’uso terapeutico del giardino si evidenzia oggi nel recupero della sovraordinata dimensione essenziale di ben essere.
Ruth Ammann, Il giardino come spazio interiore, Bollati Boringhieri, pp. 116, euro 18, recensito da Andrea Di Salvo su Alias della Domenica X, 18, Supplemento de Il Manifesto del 3 maggio 2020