Di là dalla ricchezza di informazioni che si ritrovano in questa Storia dei giardini. Dalla Bibbia al giardino all’italiana, come recita il titolo della sintesi proposta da Carlo Tosco per Il Mulino (pp. 227, € 18), e oltre la disamina critica degli elementi distintivi volta a volta filologicamente ricondotti a contesti singolari, il valore della messa in prospettiva di un universale come il giardino è piuttosto in questo caso nell’aspirazione a individuare nessi e linee di continuità, intrecciarsi e confluire di elementi, idee, modelli, in declinazioni via diverse.
Quindi, in un’analisi storiografica di lungo momento, di un Giardino come storia, oltre le tradizionali scansioni per epoche.
Una storiografia tutto sommato giovane, come ci viene ricordato, che pure in ragione della natura prismatica del fenomeno che rifrange vede il ricco ventaglio di fonti già trasversale – dalle raccolte normative alle testimonianze letterarie, dalla documentazione archivistica a quella iconografica – ampliarsi alle metodologie di un’archeologia stratigrafica fin degli elementi botanici. Facendo così i conti con l’indagine delle tracce anche di quel vivente intrinseco al naturale divenire della componente vegetale. Con la sua affatto specifica, connaturata fragilità. Tanto più per giardini dei quali si fa qui la storia, tutti sostanzialmente scomparsi.
Le ragioni della cesura che nell’indagine del volume si arresta alle soglie del XVI secolo vengono ricondotte a un radicalmente da allora mutato statuto delle fonti disponibili. Che non soltanto aumentano in misura significativa in ragione della prossimità, di nuove forme di produzione e conservazione delle testimonianze, ma che, con l’architettura divenuta protagonista del giardino in dimensione trasformativa, riflettono nel succedersi di categorie estetiche come nella pratica progettuale relativa alla disciplina un contesto di mutate sensibilità, metodologie e saperi – dai primi disegni di progetto, ai rilievi, alle planimetrie di giardini e grandi parchi.
Con questi assunti metodologici, e anticipando – nelle coordinate temporali prescelte – rilevanti questioni storiografiche, con sempre sullo sfondo la tensione del misurarsi con l’assoluto di un giardino che, da Esiodo a Virgilio, rinvia al paradiso e a una perduta età dell’oro, Tosco segue per trasmigrazioni e adattamenti il distillarsi e reinventarsi di lessici, caratteri, elementi compositivi del giardino, in tutte le sue molte valenze assieme indagandone la traccia reale e i valori di cui si carica.
Sul filo rosso di temi come la relazione che intrattiene con le origini del potere e le forme del manifestarsi di prestigio e sovranità, lo statuto simbolico del giardiniere, la dialettica tra formale e naturale, geometrico e informale. Nel suo intrecciarsi di dimensione produttiva e ruolo ricreativo, rilievo religioso, piacere estetico, valore simbolico. Nel dispiegarsi in giardino dell’esercizio delle virtù, come dell’intelletto, del governo come del bisogno di pensarsi in relazione alla natura e al mondo.
Carlo Tosco, Storia dei giardini. Dalla Bibbia al giardino all’italiana, Il Mulino, pp. 227, € 18, recensito da Andrea Di Salvo su Alias della Domenica IX, 23, Supplemento de Il Manifesto del 9 giugno 2019