Il pennello largo del Magistero di von Humboldt

Alexander_vonHumboldt_Quadri della natura_Vìride_Andrea_Di_SalvoGià nell’affermarsi di un’idea di mondo come rete di elementi connessi in un insieme organico, come poi nel più recente riaffacciarsi, a tratti, di una visione dove ogni singolo elemento partecipa del tutto mantenendo comunque la propria specificità, si proietta in controluce – dal suo lontano ‘800 di rivoluzioni e restaurazioni – il magistero del naturalista ed esploratore, ma anche geografo e botanico, e … Alexander von Humboldt.
Tanto celebrato in vita per via dell’ampiezza del suo modo di promuovere la ricerca e per la felicità del suo raccontarla, quanto poi offuscato dal successivo autoconfinarsi delle scienze nel ridotto delle specializzazioni disciplinari. Anche se la sua opera – come evidenzia la più recente biografia disponibile a cura di Andrea Wulf  – avrebbe ispirato nel tempo e per varie generazioni scienziati e poeti. Da Henry David Thoreau, Ralph Waldo Emerson, fino a Ernst Haeckel e John Muir.
Torna ora disponibile la traduzione italiana da tempo introvabile della sua opera prediletta dedicata ai Quadri della natura, Edizioni Codice, pp. 483, € 65,00.
Quel “piccolo”– rispetto alla mole dei suoi scritti – volume ebbe subito grande successo di pubblico e molte traduzioni e finì per costituire il modello di un nuovo genere di letteratura naturalistica. Per ognuna delle sette vedute in cui si articolava, il testo accordava e combinava descrizioni di climi, ambienti, paesaggi diversi – dal Sudamerica ai vulcani delle differenti regioni del globo – con il rilevamento di informazioni scientifiche, restituendo nessi per via di analogie e differenze. Alla parte descrittiva veniva riservata una prosa vivace, con un linguaggio accessibile e immaginifico, stimolando fantasia e immaginazione come accesso alla comprensione, mentre, secondo un duplice registro, in parallelo alla lettura principale, alla fine di ogni capitolo venivano proposti puntuali e dettagliate Aggiunte e Chiarimenti scientifici, a costituire comunque gran parte del contenuto.

Quadri della natura torna ora, sempre nella traduzione di Grazia Melucci e a cura e con la stessa fondativa prefazione di Franco Farinelli, arricchito però di quasi un centinaio di immagini a cura di Elena Canadelli che firma un saggio dove argomenta i criteri di questa operazione di illustrazione a posteriori. Dato che il volume, pure per via ampliato da Humboldt nel succedersi delle tre edizioni – da quella del 1808 fino a quella “attualizzata negli apparati scientifici” del 1848, in occasione del suo ottantesimo compleanno –, di illustrazioni proprio non ne prevedeva. E in ciò, diversamente dalla maggior parte delle sue opere, dove sono centinaia le tavole ideate, realizzate e fatte realizzare da Humboldt in un’impresa collettiva di collaborazione intellettuale che per diversi decenni coinvolse molti artisti.

Dagli schizzi di rilievo sul campo, poi ripresi come base di molte delle tavole realizzate al ritorno dai viaggi di esplorazione e pubblicate nelle sue opere, ai disegni naturalistici, dalle tavole botaniche, a tema zoologico e di anatomia comparata e dai paesaggi geologici e idrogeologici alle vedute pittoresche dei paesaggi e alle carte geografiche. In una sperimentazione delle tecniche della rappresentazione che si spinse fino all’uso della fotografia.

E fino, soprattutto, ai tableaux, sorta di riassunto grafico, sistema sinottico tra rappresentazione pittorica e elaborazione visiva dove, incorniciando figure e relazionandole a una serie di misurazioni e tabelle, visualizzare la gran messe di dati raccolti, ordinati in una logica comparativa per ricercare e evidenziare rispondenze, relazioni, analogie: interconnessioni tra i fenomeni.

Perché, ben oltre la funzione di memoria visiva e il valore messo in campo dalla rappresentazione estetica per catturare l’interesse del lettore, proprio questo rilevano nel suo approccio l’integrazione fitta del testo con le immagini e, più in generale, costitutivamente, il ruolo conoscitivo dominante dispiegato dal processo che dispone dell’immagine come strumento cardine. Nella resa di quell’impressione totale che, collegando il dettaglio e l’insieme, mira a privilegiare la ricerca delle relazioni: da cogliersi combinando pensiero razionale, emozione, immaginazione e ibridando codici di saperi diversi verso una sintesi conoscitiva, come suggerito nell’introduzione, politicamente intesa.

Alexander von Humboldt, Quadri della natura, a cura di Franco Farinelli, trad. Grazia Melucci, immagini a cura di Elena Canadelli, Edizioni Codice, pp. 483, € 65,00, recensito da Andrea Di Salvo su Alias della Domenica IX, 4, Supplemento de Il Manifesto del 27 gennaio 2019