È un universo di fascinazioni estreme quello del mondo delle rose. Meglio, della relazione che lega rose e noi umani. Di incantamenti che ci piacerebbe presumere reciproci. Una relazione sotto il segno, forse più che con qualsiasi altra pianta, della demiurgica ricerca della variabilità. Una relazione che vede protagonisti nella storia uomini e donne appassionati, spesso fino alla mania. Alla ricerca inesausta di esemplari dai caratteri sempre nuovi, semine, incroci, ibridazioni. A perseguire le declinazioni infinite che soltanto sopporta e consente una ben salda fisionomia, quella della rosa, che proprio in questa relazione si è fatta imprescindibile. Imponendosi come centralità in quasi ogni cultura del fiore. Dalla corporalità del suo infinito variare per colori, portamenti, profumi alla figuralità con cui traversa immaginari e universi simbolici.
A ripercorrere la fitta trama di questa relazione, orchestrando un’affollata rassegna di caratteri, umani e vegetali, ritratti sempre con felice complicità in un appassionante procedere di innesti, divagazioni, riprese ci guida ora Il romanzo della rosa. Storie di un fiore, add editore, pp. 235, € 16,00 di Anna Peyron.
Decana e interprete del magistero di quel fiore, fattasi vivaista a partire da un’esperienza di gallerista d’arte contemporanea, dove per entrambe le figure il lavoro, culturale, è, come ci suggerisce con l’analogia tra piante e artisti, nel discriminarne il valore, Anna Peyron mette in fila i capitoli di quella che, in controluce, risulta anche un’interessante storia sociale e del gusto … della rosa.
Dalla vicenda del piccolo castello in rovina presso Parigi che diverrà il parco della Malmaison, giardino e collezione di rose delle specie più rare, dalle botaniche ai nuovi ibridi di gallica, costituito da Giuseppina di Beauharnais, moglie di Napoleone e imperatrice, ma soprattutto amante delle rose, continuamente arricchito senza badare a spese, coinvolgendo le competenze migliori di vivaisti, botanici e illustratori (su tutti Pierre Joseph Redouté). Al diramarsi delle sue molteplici eredità fino all’arrivo in Europa tra Sette e Ottocento delle cosiddette cinesi, sempre in fiore, a sconvolgere il mondo delle rose. E, ancora, con la Restaurazione, anche per le rose, e poi l’istituzione dei primi roseti pubblici, occasione di esperienze culturali e mondane, e fino ai più recenti ritorni di popolarità delle varietà classiche.
Con, in parallelo la diffusione di una pubblicistica di settore, concorsi internazionali e premi, gli sviluppi incrociati del vivaismo delle rose con il turismo in Costa azzurra e in Riviera alla scoperta del colore e della luce da parte di pittori e ibridatori dei giardini di acclimatazione, le innovazioni di un’imprenditoria che si misura con il mercato.
Una fenomenologia del desiderio fatta di un tenace ricercare. Specchio e inconfessabile proiezione, con le rose, nel volger di mode e culture, di un’inesausta aspirazione ad esser sempre, anche, altro.
Anna Peyron, Il romanzo della rosa. Storie di un fiore, add editore, pp. 235, € 16.00, recensito da Andrea Di Salvo su Alias della Domenica X, 28, Supplemento de Il Manifesto del 12 luglio 2020