Come rilevava Rudolf Borchardt, “per il novantanove per cento, le espressioni figurate che le lingue umane posseggono sono prese dal mondo delle piante; per il novantanove per cento, tutte le forme ornamentali … derivano dal fiore”. Che nella sua essenzialità risulta perciò portatore di significati a un tempo puntuali e polisemici.
Nel loro poliedrico suggestionarci, ai fiori attribuiamo strette correlazioni con i sentimenti umani in un sistema di regole che si fa aspirazione a una lingua. Della cui genealogia racconta ora in abecedario Isabel Kranz nel suo Le parole dei fiori. Un alfabeto della lingua delle piante, Bompiani, pp. 176, € 27.00.
Risalendo le tracce di questa storia culturale, l’autrice ne individua l’origine, sulla scia della generale aspirazione a sistematizzare il mondo che si traduce nella classificazione binomia di Carlo Linneo, nel bestseller pubblicato a Parigi nel 1819 sotto lo pseudonimo di madame Charlotte de Latour, intitolato a Il linguaggio dei fiori (Olschki, 2008). Destinato prevalentemente ad un pubblico femminile per congegnare messaggi da trasmettere attraverso i fiori, questo manuale incarna perlopiù l’idealità di un amore casto, nel segno della concezione borghese del matrimonio.
Se dopo Latour la moda dei libri sul linguaggio dei fiori si diffonde in Europa e poi negli Stati Uniti con funzione di svago, già con la metà dell’800 si fa frequente in metafora la messa in relazione di altre varianti della sessualità con la sfera dei vegetali, fin dai titoli, con La signora delle camelie, come con I fiori del male. Mentre, dai dipinti di Georgia O’Keeffe alle foto di Imogen Cunningham o Robert Mapplethorpe, una serie di contributi artistici andranno esibendo l’erotismo dei fiori.
Il gioco del volume è allora nel seguire e ricomporre, quando non giocosamente variare, l’universalità e il coesistere dei diversi linguaggi floreali, con le loro varianti disciplinari, i diversi registri, dove l’essenziale precisione descrittiva dei taxa slitta in idioma di imaginifici tecnicismi.
Nella sua scansione alfabetica di fiori reperibili in natura come pure scaturiti dalla fantasia, dalla letteratura al cinema, dalle commedie romantiche alle floral novels, tra descrizioni botaniche dall’indubbio risvolto poetico, citazioni della lingua floreale, illustrazioni opportunamente variate tratte da riproduzioni storiche, l’invito è allora a compulsare, con perizia florigrafica, il fior fiore di quei “segni aperti” che dalla vicenda del rododendro prescelto in un’elezione tutta al femminile come fiore ufficiale dello Stato di Washington nel 1893 prefigurando, di lì a poco, il diritto generale di voto alle donne, all’intrigo di astuzie della flower girl al Blue Gardenia del film di Fritz Lang, ci introducono fino ai Fiori di ghiaccio di cui vorrebbe scrivere Walter Benjamin o ad altri Fiori di carta. Sempre della famiglia delle Poetacee.
Isabel Kranz, Le parole dei fiori. Un alfabeto della lingua delle piante, traduzione di Francesca Gabelli, Bompiani, pp. 176, € 27.00, recensito da Andrea Di Salvo su Alias della Domenica VIII, 17, Supplemento de Il Manifesto del 13 maggio 2018