Paesaggio rurale italiano, il diletto della produttività

Se certo tutti i casi esaminati nel volume Bellezza e produttività nel giardino e nel paesaggio rurale italiano variamente rispondono all’assunto di un’idea dominante che vuole la villa periurbana perno di un sistema di paesaggio che sulla lunga durata – dal secondo 400 e rifacendosi alla ripresa umanistica di modelli classici, con vari sviluppi fino al 900 – correla giardino e unità produttive agricole, è piuttosto nell’articolazione di variabili ed eccezioni raccontate nei contributi a conferma da ricercatori e specialisti che si misura la fecondità della proposta.
Esito del lavoro di ricerca del Gruppo Giardino Storico dell’Università di Padova, oggi coordinato da Antonella Pietrogrande, con il contributo dell’Orto Botanico e dell’Associazione parchi e giardini d’Italia, si indaga qui il binomio del titolo a partire dalla considerazione del sistema di villa – nella sua articolazione di edificio padronale, servizi, giardino, campi e poderi – anche come centro di conduzione agraria e controllo del territorio (Olschki, pp. 298, €35).
Epicentro espressivo e tipo architettonico dunque, ma anche entità pensata e vissuta non soltanto per il ‘diletto’. Al centro di un tessuto di relazioni immateriali e materiali, visive e funzionali, di rappresentanza e produttive.
Così, si evidenzia come costante nella storia delle residenze romane anche in area urbana o periurbana la compresenza di spazi di delizia e attività agricole, con vigneti frutteti e orti a fianco dei giardini formali (Campitelli). Certo, con prevalenza di questi ultimi fino ai nuovi assetti ottocenteschi, quando saranno ridotti a vantaggio di colture produttive, o con la Seconda guerra mondiale infiltrati da “orti di guerra” come nel caso di Villa Borghese.

Giandomenico Tiepolo, Contadini a riposo (part.), Villa Valmarana ai Nani, Vicenza


Mentre il ruolo non certo accessorio di organizzazione produttiva e governo del territorio del sistema delle ville che traduce la predilezione delle aristocrazie veneziane per i possedimenti di terraferma si palesa con il loro collocarsi in posizione strategica sulle sponde di fiumi e canali in forte integrazione con la trama del reticolo idraulico. A costituire paesaggi anfibi dove elementi come peschiere e vasche, e successivamente laghetti dalle forme irregolari, si integreranno con il disegno del giardino (Rallo).
In Salento, poi, il diffondersi di ville e casini di campagna, fino a fissare con il secondo 700 nuove tipologie insediative, va di pari passo con la riorganizzazione di pratiche agricole e la diffusione di nuove colture, nuovi rapporti tra contadini e proprietari, nuovi modi di abitare da parte dei possidenti che nei casini e nelle masserie rese ville trasferiscono moduli dell’architettura cittadina e nei loro giardini (spesso produttivi, di agrumi o di api) elementi come edicole, pergolati, sedili. Ma anche pozzi e cisterne da cui si diramano canali di irrigazione per le coltivazioni (Cazzato).
Anche in area lombarda, e maggiormente a seguito delle riforme introdotte dal governo austriaco all’inizio del secolo XIX, il sistema villa-giardino-paesaggio agrario assume una propria specificità come centro di gestione del territorio, come per il caso esemplare della Villa Reale di Monza, a un tempo azienda agricola e tenuta di cacia, con giardini e un parco in relazione stretta con il paesaggio agrario e boschivo della Brianza (Pelissetti, Lavisco).
La presa d’atto delle forti intersezioni tra progettazione e costruzione dei giardini, dimensione estetica e funzione agricola o di presidio del territorio – sintetizzata nel sistema di villa – si inquadra nella sempre maggiore attenzione alla tutela del paesaggio come patrimonio. Con l’introduzione della categoria di ‘paesaggio culturale’ anche in sede UNESCO e il lavoro dell’ l’ICOMOS (International Council of Monuments and Sites) per promuovere conoscenza, conservazione e gestione del paesaggio rurale.
Ma è nel suo evolversi in contesti diversi quanto a fisionomie produttive e ruoli espressivi e simbolici che il sistema di villa assunto come categoria risulta utile per la comprensione e la classificazione del paesaggio rurale: sempre facendo perno sull’elemento privilegiato giardino-villa. Nella consapevolezza di quanto ogni chiave di lettura estensiva o attenzione predominante rischi di escludere soggetti e tipologie che ad essa sfuggano, nella varietà, tra altro, di forme di insediamento, spazi urbani aperti, pratiche consuetudinarie, immaginari e valori comunitari.

Bellezza e produttività nel giardino e nel paesaggio rurale italiano, a cura di Antonella Pietrogrande, Olschki, pp. 298, €35, Gruppo Giardino Storico dell’Università di Padova con il contributo dell’Orto Botanico e dell’Associazione parchi e giardini d’Italia , recensito da Andrea Di Salvo su Alias della Domenica XIV, 46 Supplemento de Il Manifesto del 24 novembre 2024

Cesare Vecelio, Primavera, Palazzo Piloni, Belluno