Il fenomeno degli orti urbani su cui spesso si scrive e dibatte con l’approssimazione indotta forse dalla multiforme varietà del loro diverso, volta a volta, precipitare in campo e nelle realtà sociali, ricombinando e reinventandosi ogni volta in utilizzi e forme diverse, meritava da tempo di essere messo a fuoco e contestualizzato.
Ne ripercorre ora finalmente la genealogia e l’enuclearsi dei tratti distintivi sui piani più diversi della storia sociale, economica e del costume Franco Panzini nel suo Coltivare la città. Storia sociale dell’agricoltura urbana nel XX secolo, per la collana Habitus di DeriveApprodi, pp. 218, € 16,00.
Con l’affilata sensibilità che da paesaggista interpola saperi e discipline, capace di interrogare un ampio spettro di fonti – che si riverberano anche nel ricco corredo documentario di progetti, fotografie, manifesti, vignette di fumetti, opuscoli – Panzini indaga questo snodo essenziale dell’interazione, sempre stretta e travagliata, tra città minerale e coltivazione di suoli, tra pratiche e immaginari che si disvelano in questi particolari spazi atmosferici spesso occasione di condivisione, connettori di relazioni, cibo, bisogni, aspirazioni.
Con particolare riguardo al secolo scorso e fino agli sviluppi dell’oggi, l’analisi muove però nel tempo lungo. Evidenziando la dimensione globale, segue pure, passo passo, le diverse trasmigrazioni di funzioni, tipologie, socialità, nelle diverse fasi e contesti. Dall’orticoltura urbana entro le mura o in prossimità che per secoli ha assicurato l’approvvigionamento “contermine” di verdure e frutta deperibili almeno fino al perfezionarsi delle tecniche di conservazione e alla nascita di reti di trasporto veloce, fino al diffondersi con gli albori della modernità di giardini familiari e operai, orti didattici e giardini educativi, orti di guerra e delle situazioni di crisi economica dei periodi di depressione e, ancora, utopie agricole e giardini di una socialità condivisa.
Provvisori sempre ma in modo persistente, collocati sul limitare di spazi e approvazione, gli orti urbani, che si pongano come risposta spesso transitoria a momenti di crisi o come innesco di nuovi attivismi in termini di partecipazione e rivendicazione, restano decisamente, tenacemente, protagonisti del processo dialettico di coltivazione di una città fertile.
Franco Panzini, Coltivare la città. Storia sociale dell’agricoltura urbana nel XX secolo, collana Habitus, DeriveApprodi, pp. 218, € 16,00, recensito da Andrea Di Salvo su Alias della Domenica XI, 23, Supplemento de Il Manifesto del 16 giugno 2021