Non è certo inedito l’espediente narrativo di dar voce sulla pagina a un protagonista vegetale, direttamente o per interposto narratore, magari in forma autobiografica o romanzata, come ad esempio nel journal intime diun tricentenario albero di pero immaginato da Didier Van Cauwelaert e delle considerazioni che gli vengon prestate quando è precipitato al suolo dalla famosa tempesta che sconvolge il paesaggio, specialmente francese, allo scoccare dello scorso millennio.
In questo caso è invece il biologo e ingegnere forestale Laurent Tillon a raccontare, con lo sguardo affilato da una lunga dimestichezza, come si possa Essere quercia. Come recita il titolo del volume proposto da Contrasto ad avvio della sua collana Tracce, dedicata a ripercorrere con un approccio biografico esperienze di animali e vegetali assortite con immagini in relazione diretta. In questo caso, le foto dell’artista svizzera Irene Kung, tese a restituire l’essenziale di un soggetto per noi così fuori scala, dimensionale e temporale, com’è l’albero (pp. 263, € 21,90).
Laurent Tillon ripercorre la vicenda del suo prediletto, Quercus, una giovane, quantomeno nella misura del suo tempo biologico, quercia di circa 240 anni, nel primo terzo cioè della sua vita possibile, che oggi svetta a più di 30 metri di altezza su tutti gli altri alberi nella foresta di Rambouillet, nelle Yvelines e che da decenni lui torna periodicamente a visitare.
Si tratta, in parallelo, di un resoconto per tappe di biologia vegetale che scandisce anche una storia più ampia e poi quella del mutare nei secoli della nostra attitudine verso la foresta. A partire dalla nascita nel 1780 – data che Tillon fissa per l’origine di Quercus dalla ghianda tra le migliaia prodotte dall’albero madre che riesce a lanciarsi con successo verso la luce opponendosi alla gravità in un paesaggio, allora di radi alberi e brughiera vicino alla palude, – ai 12 metri di altezza (e 10 cm di diametro) raggiunti nel 1810 per i suoi 30 anni. Proprio quando Napoleone I istituisce di nuovo un servizio forestale per regolare l’uso dei boschi dopo che con la rivoluzione francese le norme di gestione della foresta fissate per la prima volta da Colbert erano state sconvolte dalla necessità di far scorte di legna.
Una crescita impetuosa questa compiuta dagli scarsi 10 centimetri nel 1787, quando aveva 7 anni , dopo una lunga stasi che l’aveva vista a lungo immersa tra i rovi, protetta dal morso degli erbivori, in attesa di lanciarsi verso il pozzo di luce apertosi con la caduta nei pressi di un grande albero.
Mentre a 70 anni, Quercus inizia a riprodursi e porta già ben più di 10.000 foglie (un albero anziano e rigoglioso arriva a quasi 800.000), siamo a metà 800: si modifica la fisionomia del sottobosco che si infittisce con la fine della pastorizia nella foresta, esplode la richiesta di legname con la rivoluzione industriale (ma anche le emissioni di carbonio, almeno all’inizio, dal punto di vista degli alberi risultano un beneficio che concorre a una loro più rapida crescita) ed episodi come la guerra di Prussia nel 1870 (Quercus ha oramai 90 anni ed è alto 25 metri) e grandi incendi costellano la vita della foresta. Per la prima volta, assieme a una legislazione e formazione dedicata, si afferma l’idea della programmazione di lunga durata, la pianificazione forestale. Un impegno che, agli inizi del pensiero ecologico, si inquadra nel più ampio dibattito sulla natura e sul posto dell’uomo.
Cento anni dopo – nel 1970 Quercus, alto oltre 30 metri, non cresce più ma dispiega una superficie di scambio con l’atmosfera di 700 mt quadrati – è l’intera foresta che invecchia più di quanto non sia stato per secoli: la meccanizzazione determina il paradosso per cui si posson ora far diventare anziani e più grandi gli alberi senza temere di non poterli poi sfruttare. Tornano i vecchi faggi: alberi tipici delle ultime fasi della successione ecologica della foresta e così le specie collegate, come il picchio nero,
Con l’uso “rivoluzionario” di lasciare sul terreno il legno morto cambia anche il modo di guardare al bosco, mentre con il diffondersi di patogeni e malattie sconosciute, effetto anche degli incroci della globalizzazione, nasce la cultura del monitoraggio internazionale delle foreste. Si cerca insomma nel contempo di estrarre il massimo dalla produzione del legno e però proteggere la biodiversità, di conservarla intatta anche per assolvere alla funzione sociale di accogliere il turismo di visitatori sempre più sensibili
Nel racconto di Tillon, Quercus si svela come un essere unico e a un tempo plurale. Nel succedersi delle età, una specie di colonia vegetale dove ogni parte della chioma assume forma di una quasi indipendenza dalle altre, dove la corteccia stessa è un ecosistema di cui approfittano diverse specie di insetti. Al centro di numerose forme di negoziazione con uccelli, pipistrelli, coleotteri, lucertole, Quercus sostiene l’attività di numerose specie
Parte di un superorganismo in continuo movimento, in relazione con gli altri protagonisti vegetali del bosco dove, sempre in equilibrio negoziatore tra competizione e condivisione e aiuto reciproco, si opera in una dimensione collettiva e vicendevolmente ci si avverte dei pericoli, inviando segnali elettrici e mutualmente ci si sostiene stringendo alleanze, simbiosi, scambiandosi molecole di difesa o zuccheri per via diplomatica attraverso i sistemi di reti radicali.
Registrando ogni reazione al modificarsi dell’ambiente, ogni squilibrio, gli alberi continuamente scrivono la propria autobiografia.
Negli anelli di accrescimento di primavera, come pure nel disporsi dei rami, con la loro crescita inarrestabile nutrita di luce – che conserva tuttavia, per alcune specie, tra cui Quercus, la capacità, di mantenersi a una distanza di rispetto sufficiente per evitare che i rispettivi rami si sfreghino: la cosiddetta timidezza delle chiome.
Così, anche nella loro architettura si può leggere, nella misura dei secoli, la loro storia e gli indizi del dialogo con il paesaggio
In una simultaneità di relazioni ecologiche, messaggi chimici, processi fisiologici che si fa ispiratrice sinfonia di vita.
Laurent Tillon, Essere una quercia, foto di Irene Kung, Contrasto, collana Tracce, pp. 263, € 21,90, recensito da Andrea Di Salvo su Alias della Domenica XIII, 9, Supplemento de Il Manifesto del 5 marzo 2023