Favole e tecniche dell’ortomania

Da qualche tempo imperversa l’ortomania. Almeno a parole, sulla stampa, alla radio, sulla rete. Ma anche in tante realtà meno mediatiche, come tramite di una accresciuta sensibilità verso un rapporto più diretto con la natura e quei suoi frutti che finiscono sulla nostra tavola; come occasione di formazione; strumento di accudimento, cura e riabilitazione; nelle esperienze di coltivazioni meticce tese ad integrare diete e socialità.Molti i manuali che propongono indicazioni operative. Ma, se su tutti resta maestra la pratica dell’esperienza, torna comunque utile da praticare il genere delle testimonianze che ripercorrono le stagioni del proprio vissuto (ricca di suggestioni traverse, quella in presa diretta di Pia Pera, L’orto di un perdigiorno. Confessioni di un apprendista ortolano, TEA, pp. 207, € 8.60). Mentre senso complessivo restituisce all’orto, riannodando i fili di saperi interrelati, l’approccio che inanella coltivazione, conservazione e consumo in cucina (il caso de Il giardiniere goloso. Le erbe e gli ortaggi che val la pena coltivare in casa o nell’orto, Ponte alle Grazie, pp. 320, € 16, di Cristina Bay e Gottardo Bonacini, dove l’informazione puntuale su prodotti e varietà da coltivare si protende nelle indicazioni sui modi per conservarli e in ricette per renderli pietanze, condimenti, composte, sciroppi). O ancora merita, a partire dalla pratica di esperienze didattiche e associative legate all’orto, consultare le istruzioni/testimonianze delle diverse forme di quella “rivoluzione pacifica” che è coltivarne uno (il volume Slow Food intitolato a Il piacere dell’orto. Tradizionale, decorativo, urbano, educativo, pp. 256, € 16.50).
Introduce ora nel conclusus dell’orto una sobria dimensione culturale Paola Violani, L’orto e l’anima. Dal giardino dell’Eden agli orti urbani, Vallardi, pp. 236, € 14,90, rilevando l’assenza di una trattazione socio culturale dell’ortaglia, forse indeclinabile se controfigura derivata per sottrazione dal complesso dei discorsi sulle pratiche agricole e del giardino. In un testo che si vuole divulgativo fin dall’impianto grafico e dai tratti dei disegni a corredo, oltre alle consuete Schede di coltivazione, l’autrice ripercorre con garbo presenze e momenti dell’Orto nel mito e nella storia, tra magie e superstizioni campestri, istantanee sugli Eroi della romanità nell’orto, sulle tracce dell’inurbamento, anche dell’orto, testimoniato da tanta toponomastica delle nostre realtà comunali, passando per il reticolo pervasivo degli orti monastici. Via via ci si sofferma sulle sezioni dedicate dei testi di orticoltura, da Columella a Pier de’ Crescenzi, fino alla diffusione, con la stampa, di manuali e trattati pratici e all’affacciarsi anche nella neonata classificazione botanica delle piante commestibili. Compresi I nuovi ortaggi delle Americhe, talvolta a lungo coltivati soltanto a scopo ornamentale. Per proseguire, segnalando l’imponenza dell’impianto del Potager du roi, a Versailles, o la “convivenza di verdure, boschi e statue” nella ferme ornée, fino a dire della diffusione degli orti concessi a scopo caritatevole, orti operai, orti urbani, poi orti di guerra, della biodinamica di Steiner, dell’oggi. Senza tralasciare – prefigurazioni dell’effimero di recenti kermesse – di riferire delle greche Adonie, celebrazioni dei “giardini di Adone”, coltivazioni in vaso destinate a durare pochi giorni, o delle disposizioni per l’orto-giardino già dell’intendente di Luigi XIII, Boyceau, che suggerisce di ibridare giardini ornamentali e di utilità, dove mescolare “erbe aromatiche e insalate ai fiori delle aiuole, … abbellire i pergolati con viti e zucche rampicanti. Per le bordure … usare i carciofi e le fragole per i disegni e gli arabeschi”.

 Paola Violani, L’orto e l’anima. Dal giardino dell’Eden agli orti urbani, Vallardi, pp. 236, € 14,90, recensito da Andrea Di Salvo su Alias  della Domenica, Supplemento de Il Manifesto del 25 marzo 2012