È molto più di un’esplorazione botanica in quel giardino che “c’è già, … giardino immenso, qual è il paesaggio quando lo si intende appunto come il giardino di tutti noi”, il viaggio per la terra dipinta dove Francesca Marzotto Caotorta ci porta per mano nel suo All’ombra delle farfalle. Il giardino e le sue storie (pp. 229 € 17,50, Mondadori). Viaggio nell’atlante di un’Italia giardino percorsa vagabondando con lo sguardo attento a distinguere specificità dei contesti naturalistici e varietà climatiche, vocazioni, innesti, tradimenti nel palinsesto di identità dei territori cumulate nel tempo. L’invito a imparare a leggere il paesaggio come rappresentazione del nostro modo di stare al mondo – in quel processo di accelerazione che mostra “sottratto il tempo della sedimentazione, … l’addensarsi di costruzioni che paiono fatte per accumuli di solitudini” – si affianca alla pratica di uno sguardo attento al variare del disporsi di luce e colori diversi al sud e al nord della penisola, ai suoi distanti ritmi stagionali, alla ricchezza di specificità dei territori e delle piante che pure tutti li percorrono. L’esortazione ereditata a “guardare meglio”, si traduce in un’attenzione capace di individuare caratteristiche e fisionomia delle singole piante (anche nei loro utilizzi – “come le persone, anche i tagete cambiano fisionomia a seconda di come vengono amati”) e restituircele in descrizioni dove la lingua si fa netta, di poetica efficacia. Attenzione all’individualità delle essenze che si completa nell’inesausta operazione conoscitiva del nominarle – puntello imprescindibile per confortare “i continui dubbi del giardiniere, coltivatore di scienze inesatte”. E, in un gioco di reciproca interazione, proprio gli strumenti dell’analisi di quell’artefatto che è il giardino risultano utili nell’accesso alla lettura consapevole del paesaggio nelle sue molteplici variabili. I primi capitoli del volume si soffermano sui materiali che convergono nel progetto di un giardino pacificato con l’ambiente che lo ospita. Dal lavorio del tempo che solo con il suo trascorrere gli dà forma, al ritmo della luce che ne sagoma ombre, piani e profondità, dall’eco del passo lontano dell’identità dei luoghi, alla trama del colore che lo veste. Mentre la seconda parte del testo segue nei giardini delle esperienze e delle memorie, di viaggi e suggestioni dell’autrice, il filo del volgere delle stagioni. E se, “come una famiglia di pittori vaganti, ogni anno i Prunus cominciano a colorare la primavera intorno ai templi siciliani e poi risalgono il paese segnalando con grandi pennellate bianche e rosate la fine dell’inverno”, per l’autunno, a complemento di gialli e aranci residui al ritiro della clorofilla, occorrono i blu del Ceratostimga plumbaginoides. Se tra i colori della primavera spicca un “iris tutto seta e velluto che pare uscito dal pennello del Bronzino”, epitome dell’estate saranno quei Lilium arancioni che, tra le foglie degli aranci amari, “si affacciano verso la fontana come gli ospiti dai balconi delle feste raffigurate da Paolo Veronese”.
Francesca Marzotto Caotorta, All’ombra delle farfalle. Il giardino e le sue storie, Mondadori, pp. 229, € 17,50, recensito da Andrea Di Salvo su Alias 44 Supplemento de Il Manifesto del 19 novembre 2011