Per quanto onnipresente e pervasivo, il fitto dispiegarsi di presenze vegetali che costituisce il presupposto e ordisce la trama della nostra vita sulla terra, anche negli scenari più minerali e artificiali sfugge perlopiù alla nostra percezione consapevole, scivolando come elemento neutro sullo sfondo.
Eppure quanto sia insistito e pervicace il reticolo di interazioni, pratiche e simboliche, che alle piante ci lega lo dice il proliferare di molti, spesso dotti, repertori che queste relazioni inseguono in ponderose anamnesi mitografiche o cosmologiche, genealogie, tassonomie, proiezioni letterarie, rispecchiamenti artistici, rilievi morfologici.
Ad essi, si aggiunge ora con tocco lieve e ampiezza di spettro di analisi, il volume dedicato ai Giardini del fantastico. Le meraviglie della botanica dal mito alla scienza in letteratura, cinema e fumetto, da Pier Luigi Gaspa, Giulio Giorello (Edizioni ETS, pp. 304, € 38.00) che, spingendosi anche nei campi della cultura popolare, dalla fantascienza all’horror, evidenzia il ruolo protagonista giocato dalle piante, funghi e licheni inclusi, nella circolarità trans mediale di generi, dal romanzo ai cartoni animati, dalle serie tv ai videogiochi.
Che si tratti di piante comuni, che improvvisamente si rivelano però, in una prospettiva horror, terribili minacce vegetali come nel classico La piccola bottega degli orrori di Roger Corman (1960); o invece rivestano funzione oracolare, come la Grande zucca attesa da Linus dei Peanuts (cocomero nella localizzazione italiana) o il Daucus carota dell’omonimo racconto di Hoffmann. Oppure di specie reali, seppur straordinarie – dal vischio del Ramo d’oro alla magica radice che ha ispirato La mandragora, da Machiavelli a Lattuada (1965), da Shakespeare a Brecht –, oppure ancora fantastiche, come quelle tutte lapis e parole, dai nomi e comportamenti bizzarri, inventate da Leo Lionni nel suo trattato di inesistente Botanica parallela, fino alle piante che appaiono fantastiche magari soltanto perché sconosciute, ad esempio agli occhi degli esploratori di nuovi mondi.
Si procede enucleando motivi ricorrenti per seguirli poi nel loro carsico riaffiorare tra generi e autori, trasposizioni e remake. Dal tema delle piante come innesco e destinazione di tante famose metamorfosi che coinvolgono anche animali, come le anatre vegetali, o l’agnello, sempre vegetale della Tartaria, che dai testi medievali ritroveremo negli albi di Paperino; a quello delle piante gigantesche come nel serial fantascientifico Trees e già in Avatar, con l’albero casa e gli altri del pianeta Pandora.
Piante che provengono dallo spazio oppure scongelate da un remoto passato della terra, piante aliene, mobili, telepatiche, carnivore e perfino antropofaghe che spesso costituiscono universi coerenti, dal tolkeniano Signore degli anelli a Harry Potter, o che sono alla base del meccanismo narrativo, come nel caso de Il giorno dei trifidi di John Wyndham. Quando non si ergono a “ribelli vegetali”, a vendicare gli eccessi degli uomini, o fino alla variante apocalittica di Morte dell’erba, di John Christopher, romanzo presto divenuto icona del movimento ambientalista.
Oltre l’incrocio dei generi, nell’arte, da Arcimboldo (poi protagonista di una delle più recenti avventure fumetto del detective dell’impossibile Martin Mystère) alla flora futurista di Azari, Balla, Depero, e oltre il ricco capitolo dedicato al fumetto, ritroviamo poi le piante protagoniste nei videogiochi, nelle leggende metropolitane, nella pubblicità, e fin nelle melodie dei Genesis che nell’albo Nursery Crime cantano l’invasione delle campagne inglesi e Il ritorno della panace gigante, erbacea imponente in fuga dai giardini ornamentali dov’era finita trasportata dal Caucaso d’origine.
Pier Luigi Gaspa, Giulio Giorello, Giardini del fantastico. Le meraviglie della botanica dal mito alla scienza in letteratura, cinema e fumetto, Edizioni ETS, pp. 304, € 38.00, recensito da Andrea Di Salvo su Alias della Domenica VII, 47, Supplemento de Il Manifesto del 3 dicembre 2017